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Home » “Non siamo razzisti, ma Palombaio non è nelle condizioni di ospitare i migranti”

“Non siamo razzisti, ma Palombaio non è nelle condizioni di ospitare i migranti”

Il Comitato cittadino "Difendiamo Palombaio" replica alle accuse dei giorni scorsi e rimarca la sua posizione di non completa chiusura al centro d'accoglienza

Loredana Schiraldi by Loredana Schiraldi
10 Novembre 2016
in Cronaca
“Non siamo razzisti, ma Palombaio non è nelle condizioni di ospitare i migranti”
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Testate locali e nazionali o bacheche di facebook, su
tutte quella del leader della Lega Nord, Matteo
Salvini
. Ovunque nei giorni scorsi si è parlato del “no” di Palombaio agli immigrati. Tutti hanno espresso la loro
opinione, pochi plaudendo all’iniziativa dei cittadini della frazione, molti
tacciandoli di discriminazione.

E sono proprio le accuse di razzismo a non essere andate
giù ai membri del Comitato Cittadino
“Difendiamo Palombaio”
, che hanno convocato i giornalisti, nella sede di
una cooperativa sociale che li ospita, per difendersi. Per raccontare la loro
verità.

«Non
siamo razzisti, ma pensiamo che Palombaio non sia nelle condizioni di ospitare i
migranti»
sostiene il gruppo, capeggiato dal
presidente Francesco Germano.

L’inadeguatezza sarebbe dovuta agli innumerevoli servizi
non presenti o spariti dalla frazione: «non
esiste un posto di Polizia, una guardia urbana in servizio permanente, né la
guardia medica o un servizio di assistenza sanitaria continua».

«Siamo
preoccupati per le eventuali conseguenze, soprattutto la mancanza di sicurezza,
che potrebbero generarsi. Abbiamo paura e dobbiamo salvaguardare ora le nostre
famiglie. Qui mancano i servizi primari, non c’è lavoro. Sarebbe difficile per
loro integrarsi, o potrebbero addirittura diventare nuove braccia per la
criminalità locale»
.

Già, perché la delinquenza non manca neanche a Palombaio.«C’è molta devianza, ci sono delinquenti,
come in qualsiasi luogo. Ma non accettiamo di essere definiti tutti tali, o
addirittura che sia addebitata ai baresi la colpa. Non comprendiamo l’accanimento
nei loro confronti. I baresi
– continuano – sono arrivati a Palombaio dopo aver vinto un bando che riguardava
soprattutto gli sfrattati e si sono integrati perfettamente. Come si sono
integrate anche le famiglie straniere alloggiate nella casa famiglia presente
sul territorio o altri extracomunitari che sono sposati con donne o uomini del
posto, che addirittura hanno firmato la nostra petizione».

Il Comitato, infatti, si è fatto promotore di una petizione popolare contro l’insediamento
del centro di accoglienza, consegnata alla Prefettura. In 48 ore, a firmarla
sono stati 560 palmaristi, «circa un terzo dei votanti. Bisogna tener
conto della loro opinione».

«Tutti
hanno letto la petizione. Non abbiamo mai detto che gli immigrati sarebbero
stati 300, come qualcuno ha riportato, anche perché non conosciamo il numero.
Non è riportato in nessun documento e abbiamo saputo che sarebbero stati 27
solo dalla proprietaria dell’immobile che avrebbe dovuto ospitare il centro».

Avrebbe dovuto, perché il progetto pare essere
tramontato, a causa dell’inadeguatezza dell’ex
mobilificio Allegretti
.

«Per
mesi, tutti hanno negato che lì sarebbe nato un centro d’accoglienza, dandoci
dei visionari. Nonostante la struttura non fosse in regola, i lavori sono
continuati ininterrottamente sino alla nostra protesta»
. Una
manifestazione pacifica resa infuocata «da
cittadini non iscritti al Comitato»
, precisano i membri, che pure non li
condannano completamente. «Se non ci
fossero stati, probabilmente saremmo stati ignorati come sempre e non saremmo
stati convocati in Comune»
.

Nei giorni successivi, poi, vi è stato un incontro con
il Sindaco che ha confermato quanto riportato nella nota del Prefetto,
circolata già sulla stampa, circa l’assenza dei requisiti.

Ma questo non basta. «Chi ci assicura che non venga un’altra
cooperativa o che altri privati non mettano a disposizione altri locali? Le
voci su questa possibilità si fanno sempre più insistenti»
.

D’altronde, come tengono a precisare, la loro ribellione
non è contro la cooperativa o contro la famiglia proprietaria dell’ex
mobilificio in via Piave. «Abbiamo paura
che si crei l’effetto domino. Altri privati potrebbero mettere a disposizione
immobili, anche per guadagnarci, e i migranti aumenterebbero sempre di più».

«Secondo
la legge regionale
– spiegano infatti – ogni paese dovrebbe ospitare 3 migranti ogni 1000 abitanti. A Palombaio
siamo circa 3000, quindi dovremmo ospitarne 9, ma essendo una frazione in
realtà la proporzione potrebbe essere fatta in base al numero totale di
abitanti di Bitonto».

«Abbiamo
chiesto al Prefetto un incontro per fare chiarezza e per dare risposte ai
firmatari della petizione, ma finora non abbiamo ottenuto risposta».

L’unico interessamento sarebbe arrivato da «alcuni (pochi) politici di opposizione, ma
abbiamo deciso di tenerli fuori perché non vogliamo che la nostra protesta sia
politicizzata. Alla nostra manifestazione avevamo invitato infatti l’intero
Consiglio comunale, ma nessuno ha risposto all’invito, tranne un consigliere di
minoranza. D’altronde siamo abituati: i politici qui si fanno vedere solo per
le elezioni».

Tra smentite e repliche, il Comitato “Difendiamo
Palombaio”, però, ha rimarcato la sua posizione di non completa chiusura al
centro d’accoglienza.

«Siamo
pronti ad accogliere 9 migranti, come da legge regionale, a patto che siano
famiglie o reali richiedenti asilo. Se dovessero presentarsi interi pullman di
immigrati, siamo pronti a manifestare ancora e a bloccare nuovamente il
traffico»
. 

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