Durante l’inaugurazione della mostra “Il giorno dei morti per celebrare la vita”, un importante spazio è stato dedicato ai tanti, troppi giornalisti italiani uccisi nell’adempimento della loro professione, mentre svolgevano l’attività di informare, durante l’esercizio del loro dovere, mentre tentavano di far conoscere verità che si volevano zittire.
«Una scelta difficile» come ha sottolineato il giornalista Marino Pagano, che ha curato il ricordo dei colleghi assassinati, partendo da quattro casi. Il primo è stato quello di Maria Grazia Cutuli, inviata del Corriere della Sera in Afghanistan, assassinata dai talebani nel 2001: «La sua morte rappresentò per l’Italia il primo shock tra i tanti che ne seguirono, sino poi in Iraq al caso dell’altro cronista Enzo Baldoni, per non parlare dei tanti lutti tra i militari, culminati nella tristemente famosa strage di Nassiriya del 12 novembre 2003».
Il secondo redattore ricordato è stato Giancarlo Siani, giovane redattore del Mattino di Napoli, assassinato dalla Camorra nel 1985. «Un ragazzo volitivo e positivo: volto solare, sorriso aperto, propensione naturale al mestiere, profusa con gioia. Fu ucciso dal ramo più immediatamente vicino a Cosa Nostra della mafia campana» come ha ricordato Gigi Di Fiore, apprezzato e storico cronista del Mattino di Napoli, noto anche come storiografo e ricercatore, amico personale di Siani e suo coetaneo. Di Fiore, che qualche mese fa è stato ospite anche a Bitonto, ha inviato appositamente per l’evento un personale tratteggio della figura del collega scomparso nell’85.
A seguire Beppe Alfano, corrispondente a Catania del quotidiano La Sicilia, assassinato dalla mafia nel 1993 dopo che scoprì gli intrecci tra malaffare e mercato degli agrumi, in una zona fino ad allora ritenuta a torto slegata dalla capacità tentacolare della mafia tradizionale. «Niente di più falso» ha ovviamente ricordato Pagano. Ma per testimoniarlo Alfano ci ha rimesso la vita.
Infine, ultimo, ma non per importanza, tra i giornalisti ricordati è stato Walter Tobagi, del Corriere della Sera, assassinato dalla Brigata XXVIII marzo nel 1980. DI Tobagi, che seguì le tristi vicende degli anni di piombo e del terrorismo che allora insanguinava l’Italia, è stato anche ricordato per l’articolo scritto in occasione dei funerali della strage di via Schievano, quella in cui morì il nostro concittadino Michele Tatulli, insieme ad altri due poliziotti. Due mesi dopo perse anche lui la vita, sempre per mano del terrorismo brigatista.
«Una scelta difficile anche perché, purtroppo, non sono solo quattro i giornalisti italiani ammazzati» ha concluso Pagano ricordando anche altri colleghi, uccisi in zone di guerra o per mano di terroristi e organizzazioni criminali. Alla lista, infatti, possono aggiungersi Peppino Impastato, Enzo Baldoni, Almerigo Grilz, Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, Mauro Rostagno, Beppe Fava e tanti altri, che hanno pagato con la vita la loro voglia di trovare e raccontare la verità.