Anche quando il coperchio ligneo tonferà inesorabile sopra la bara, Giovina Castro, la professoressa Giovina Castro non sarà morta. Perché il suo stile, la sua altezza morale e culturale, la sua grande bellezza di incrollabile colonna del glorioso – ma glorioso per davvero – Liceo classico Carmine Sylos, continueranno ad aleggiare nel mondo. E, soprattutto, a palpitare feconda nei cuori di chi l’ha avuta come guida. Proprio come Virgilio per Dante, era guida saggia e lungimirante per i suoi allievi, che non l’hanno mai dimenticata. C’è chi si emozionava ogni volta che la incontrava perché memore dei suoi insegnamenti lucenti, tutto intriso di una classicità amata e vestita di vita. C’è chi, pur scapestrato, quando entrava la prof in classe si ammutoliva catturato dall’incanto di quelle parole che danzavano fra miti e storie, disegnando avventure impareggiabili che facevano vibrare l’anima di chi le ascoltava. C’è chi, infine, grato ammetteva con estrema sincerità di doverle il suo essere divenuto buon cittadino. Insomma, quello che materia il miracolo tutto umano e meraviglioso della relazione insegnante-studente che rappresenta la missione sublime della scuola di ieri, di oggi e di domani. Piagata ma non piegata dal solito brutto male famelico, da anni era nel suo letto di dolore e senza quasi più vedere vedeva più lontano di tutti e soffiava il suo amore a chi l’aveva cara. Finché non è giunto inevitabile l’appuntamento con thanatos, che lei avrà salutato con un sereno, saldo sorriso antico…