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Home » Morta Carmen Scivittaro, attrice di “Un posto al sole”. Era figlia dell’illustre architetto bitontino Antonio

Morta Carmen Scivittaro, attrice di “Un posto al sole”. Era figlia dell’illustre architetto bitontino Antonio

Pubblichiamo il ritratto che di questo grande concittadino fece Antonio Castellano, sul numero di Gennaio 2018 del da Bitonto

Antonio Castellano, ispettore Sovrintendenza by Antonio Castellano, ispettore Sovrintendenza
16 Agosto 2022
in Cronaca
Morta Carmen Scivittaro, attrice di “Un posto al sole”. Era figlia dell’illustre architetto bitontino Antonio
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È morta, nei giorni scorsi, la popolare attrice Carmen Scivittaro. Aveva 77 anni.

È stata per molti anni Teresa Diacono nella soap Rai “Un posto al sole“, un personaggio molto amato dal pubblico.

Nella sua carriera tanto teatro e anche drammaturgia in radio Rai, ha lavorato in opere come “La gatta Cenerentola” di Roberto De Simone,  il “Mestiere di Padre” di Raffaele Viviani e “Ceneri di Beckett” di Lello Serao.

Il successo di pubblico è arrivato nel 1998 con la soap Rai, dove con il personaggio di Teresa, moglie di Otello, ha rappresentato un cardine narrativo importante negli intrecci della sceneggiatura.

Scivittaro era nata a Napoli nel 1945 e, soprattutto, era figlia dell’architetto bitontino Antonio Scivittaro, professore presso l’università partenopea.

Pubblichiamo di seguito il ritratto – con una giusta riflessione sul Monumento ai Caduti di Piazza Marconi – che ne fece Antonio Castellano sul numero di Gennaio 2018 del Da Bitonto.

ILLUSTRI BITONTINI DEL SECOLO BREVE (1901-2000)
Il prof. arch. Antonio Scivittaro
Fra i più noti ed illustri concittadini del sec. XX è da ascriversi l’architetto nonché professore Antonio Scivittaro (Bitonto, 9.2.1912-Napoli, 9.9.2001). Nacque a Bitonto il 9.2.1912.
Era figlio dell’artigiano-artista Francesco, noto come paratore, installatore ed inventore di scenografiche macchine artistiche per le chiese e per le associazioni confraternali. In questo contesto, il maestro Francesco avviò uno dei suoi figlio, Antonio, nel mondo artistico.
A Napoli, nella nuova facoltà di Architettura, divenne allievo di Alberto Calzabini, Roberto Pane e Gino Chierici. Li sostituirà, nell’insegnamento universitario, quando i maestri andranno in riposo.
Dopo la retorica del ventennio fascista, lo Scivittaro si impose a Napoli con un moderno linguaggio che non stravolgeva la morfologia spaziale partenopea. Fra le opere più significative ricordiamo il moderno edificio della flotta Lauro (1950), il complesso del nuovo ospedale e del centro diagnostico di Caserta (1954-56), l’albergo “Mediterraneo” di Ischia, la chiesa di S. Gioacchino, il complesso residenziale di via Petrarca a Napoli (1957). Nel 1958 pubblica, in prima edizione, dedicandola alla città natia il volume Architettura del Rinascimento a Bitonto, un’opera fondamentale per la conoscenza dello splendido inserto rinascimentale del Centro Antico.

Bitonto ricorda Scivittaro per la nuova Casa di Riposo (1974) in via Giovinazzo, per l’altare basilicale (1954) nella parrocchia di S. Leucio in via Tauro, per la sistemazione dell’urna sepolcrale del Cristo deposto (1973) nella chiesa del Purgatorio.
E’ di Antonio Scivittaro l’intero complesso del Santuario dei SS. Medici (1963-76) e il nuovo monumento ai Caduti in piazza Marconi (1973-75). Progetti non realizzati sono la sistemazione del Presbiterio della Cattedrale e la ricomposizione per anastilosi dell’altare basilicale (sec. XIII) di Gualtiero da Foggia, scomposto in età barocca, nonché la realizzazione di una nuova orchestra bandistica nella villa comunale dove, a suo merito, venne installato un blocco marmoreo cavato dalle zone partigiane della “Linea Gotica”.

Sul monumento ai Caduti di piazza Marconi vi è una antica e recente polemica (cfr. da Bitonto, Novembre 2017, p. 11). L’antica polemica riguarda il monumento, classico ma retorico di Filippo Cifariello (1925). Era inviso al clero per le sue nudità e dileggiato dal popolo che lo chiamava “sciabue ignude” a causa dell’arrogante spada sguainata in atto di colpire l’austriaco sconfitto. Nel 1940 i bronzi monumentali e la recinzione in ferro della villa comunale vennero donati dalla città alla Patria in guerra. Il monumento ideato dallo Scivittaro, pur avendo un messaggio intrinseco (M. Cotugno, p.11), non avrebbe mai convinto i bitontini che lo definirono “una impalcatura” per la sua struttura superiore in ferro realizzata dagli artigiani Antonio Pazienza e Angelantonio Acquaviva.
In verità l’opera non è stata mai compresa sia esteticamente che riguardo il suo significato morale. Sarebbe davvero una sciagura se, dopo aver demolito inconsultamente l’opera del Cifariello, si demolisse anche quella dello Scivittaro. Un’opera che fa parte oramai della storia dei luoghi, dell’identità della nostra città. Si vuole un nuovo simbolo? Un altro simbolo? Ebbene si realizzi senza distruggere le tracce della nostra storia. Si ricordi, a tal proposito, le vicende della Cattedrale (1931-1991) quando per salvare qualche bifora si sono abbattute strutture antiche e quindi secoli di storia.

Nel Sacrario del Cimitero di Bitonto sono incisi i nomi dei Caduti della Guerra del 1915-18; i nomi dei Caduti del II conflitto e delle guerre coloniali di Spagna non si leggono su nessuna lapide commemorativa. Sarebbe, per esempio, opportuno ricordare con un simbolo (lapide, scultura, installazione, o altro) i nomi di questi nostri concittadini, che ad oggi risultano solo menzionati nella nostra pubblicazione “Brevi cenni biografici sugli illustri bitontini” (A. Castellano, N. Delvino, II Edizione aggiornata dell’opera di G. Pastoressa).

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