Bitonto si costituisce parte civile nel processo “Market Drugs”, per ottenere il risarcimento dei danni subiti, ritenendo che «atti criminosi come quello riguardante il procedimento penale ledano profondamente la comunità e l’immagine stessa della città di Bitonto». Il disco verde è arrivato con un’apposita delibera di Giunta, con la quale, nonostante il parere negativo del servizio Legale e Contenzioso, si è preso atto di un preciso atto di indirizzo del sindaco Francesco Paolo Ricci.
Il processo è già iniziato poco meno di un mese fa davanti al Giudice per l’udienza preliminare (Gup) Susanna De Felice e Bitonto aveva tempo fino a domani per costituirsi parte civile.
Quella mattina del 21 febbraio la ricordiamo molto bene. Ci siamo svegliati con la maxi operazione con cui la polizia ha arrestato quasi 50 presunti affiliati del clan di Domenico Conte, a cui contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico e all’illecita commercializzazione di stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso. Secondo l’accusa, il pubblico ministero antimafia Ettore Cardinali, il boss «controllava da remoto ogni tipo di attività: aveva una centrale che gli consentiva, attraverso l’installazione di telecamere di videosorveglianza, di tenere sotto osservazione sia i suoi dipendenti, che l’attività esterna».
Al servizio del clan, vedette in strada, donne che custodivano droga e denaro, i pusher – anche minorenni – nelle due piazze controllate, il borgo antico e la zona 167. Il «personale» di quella che poteva essere definita quasi «un’azienda», era ricompensato con stipendi dai 500 ai 1500 euro settimanali. Il giro d’affari era di 30mila euro al giorno per circa 40 chilogrammi tra cocaina, hashish, marijuana e amnesia. I fatti risalgono agli anni 2013-2018