Sono lontani i tempi in cui l’elogio delle api si ammantava addirittura di un alone letterario.
Era il 1714 quando il poeta satirico anglo-olandese Bernard de Mandeville pubblicava per la prima volta l’apologo “The Fable of the Bees” (La favola delle api), in cui offriva al mondo, attraverso l’immagine dell’operosità egoistica delle api, una veduta non moralmente criticabile delle azioni umane mosse da interessi individuali, poiché capaci di produrre risultati socialmente desiderabili.
I vizi privati fanno meglio di una pubblica virtù, questa la tesi del poemetto.
Celiando, si potrebbe dire che oggi non si pensa certo ai vantaggi del certosino lavorìo delle api quando uno sciame di queste, al seguito della Regina, si stanzia in un luogo pubblico o in una proprietà privata.
Anzi, una simile esperienza rischia di rivelarsi una vera odissea omerica, le cui peripezie spesso fanno scalo ai diversi uffici preposti al disbrigo dell’emergenza, non sempre prontamente individuabili dal semplice cittadino.
È quel che è accaduto qualche giorno fa a Mariotto al cittadino Antonio Sannino, che ha raccontato al da Bitonto la sua vicissitudine che è cominciata quando alcuni suoi vicini di casa gli hanno fatto notare un nido d’api, un enorme favo incastonatosi tra i rami di un nespolo presente nel suo giardino, sito all’angolo di Via Lamarmora e Via XX Settembre.
“Ho subito chiamato i Vigili del Fuoco di Bari, dai quali ho appreso che per risolvere il mio problema avrei dovuto interpellare l’Asl locale”, ha riferito il cittadino mariottano, il quale, con gli uffici Asl presumibilmente chiusi data la tarda ora, ha provato a mettersi in contatto con i Vigili Urbani di Bitonto.
“Una voce femminile al telefono mi ha candidamente detto che il problema era ormai diventato privato; è come se le api fossero state mie…” prosegue Sannino.
“Mi è stato quindi fornito il recapito telefonico di un apicoltore di Altamura, al quale avrei potuto chiedere assistenza, lasciandomi intendere che avrei dovuto vedermela da solo, anche sotto l’aspetto economico. In effetti, dopo circa mezz’ora l’apicoltore era già a Mariotto con tutta la sua attrezzatura, io gli ho prestato la mia scala e in poco tempo il problema si è risolto. L’apicoltore ha portato via con sé circa 40-50 mila api e richiesto un mio contributo a titolo personale”, conclude il cittadino di Mariotto, che poi coglie la palla al balzo per lamentare l’assenza di un piano d’emergenza sistematico.
Che cosa fare in questi casi? Improvvisare da sé? Aspettare il personale preposto? Chiamare i Vigili, che a Mariotto, come si sa, non hanno un presidio fisso? L’emergenza ha le molteplici facce della cura del verde o della sicurezza del cittadino, della vivibilità e del decoro del paese.
L’auspicio di tanti è che il sindaco, investito del suo nuovo incarico di delegato alla Pianificazione Strategica metropolitana, abbia, sotto tale aspetto, un riguardo speciale per le frazioni.