Assunzione di 11 lavoratori, attivazione di nuovi servizi e, in cambio, l’uso di tre strutture dell’azienda attualmente in disuso.
Alla vigilia del Consiglio comunale (quasi) monotematico sullo stato dell’arte e dei problemi del “Maria Cristina di Savoia” in programma questa mattina alle 9, arriva una proposta che potrebbe dare ossigeno all’Azienda servizi alla persona attualmente diretta da Vito Masciale.
A farla è la cooperativa “Cresciamo insieme”, proprio quella che gestisce il Centro di accoglienza straordinaria di Bitonto, tornato nei giorni scorsi al centro delle polemiche per un eccessivo affollamento di immigrati.
L’idea della cooperativa è ben strutturata, e raccontata dalla “Gazzetta del Mezzogiorno” di ieri: assumere, in regime di distacco, ben 11 dei 17 dipendenti della struttura – le maestranze, ricordiamolo, attendono 19 mensilità – e impiegarli come vigilatrici, educatrici, segretari, addetti alle pulizie e alle cucine. Nonché attivare ulteriori servizi da destinare ai minori.
Chiede, invece, nuovi spazi per accogliere i migranti, in modo particolare tutte quelle aree ristrutturate di recente ma mai entrate in funzione.
La proposta, però, almeno stando a quello che sottolinea il quotidiano barese, non ha fatto fare i salti di gioia praticamente a nessuno.
In primis ai dipendenti, che inquadrati con un contratto pubblico, temono di subire un ridimensionamento passando a un “trattamento” privato.
E poi anche ai vertici aziendali, orientati a proposte più vantaggiose per rilanciare l’ente.
Il sindacato, invece, non avrebbe ancora analizzato la proposta.
La replica della Cooperativa: “Costruiamo insieme – è la replica della Cooperativa affidata a un comunicato stampa diramato ieri – non è alla ricerca di altre strutture, nè ha nei suoi progetti di crescita la logica dell’occupazione degli spazi all’interno del Maria Cristina di Savoia. E’ utile che sia noto, anche perché documentabile, che la Cooperativa ha solo risposto a un invito dell’Asp a presentare proposte progettuali finalizzate al rilancio della struttura, chiedendo una esposizione economica notevole a fronte della situazione strutturale determinata dallo stato di abbandono decennale di parti dell’istituto”.
E non è tutto: “La Cooperativa – si legge ancora nella nota – paga un canone di locazione pari a circa 120mila euro l’anno per gli spazi nei quali è allocato il Centro di accoglienza straordinaria, e ha risposto ufficialmente alla richiesta pubblica dell’Asp proponendo un investimento di 200mila euro l’anno per canoni di locazione per la riqualificazione e recupero di spazi in stato di abbandono e la ricollocazione di 30 unità lavorative fra personale dell’Asp in regime di distacco e personale da assumere sul territorio bitontino”.
L’associazione, infine, respinge con la forza la “gogna mediatica” alla quale sarebbe stata sottoposta nell’ultimo periodo, ricordando che “non abbiamo alcun obbligo nel continuare a operare in un territorio che comincia a sembrarci ostile visto il silenzio che ancora ci circonda”.