Il problema principale sarebbe solo uno. «Si segnala un unico eccesso, nel sesso maschile, per il tumore del fegato, sia per l’incidenza che per la mortalità. Si rileva inoltre un eccesso nel sesso femminile, per la mortalità ma non per l’incidenza, per le leucemie. Il restante quadro mostra un allineamento con il dato di incidenza e mortalità regionale; si rileva un rischio significativamente più basso rispetto al confronto regionale di incidenza e mortalità per tumore del rene nel sesso maschile». A metterlo nero su bianco è il rapporto sulle malattie oncologiche a Bitonto, stilato dall’Agenzia regionale per la salute e il sociale (Aress) Puglia, sulla base dei dati epidemiologici degli ultimi cinque anni disponibili, ovvero dal 2014 al 2018.
Il fascicolo è stato indirizzato qualche tempo fa direttamente al sindaco Francesco Paolo Ricci che, per la prima volta, ha avviato una interlocuzione con l’organismo tecnico-operativo e strumentale a servizio della Regione e, di conseguenza, richiesto la condivisione del quadro dell’epidemiologia dei tumori in città. Che, per fortuna, almeno per quegli anni, non è allarmante, in quanto per la quasi totalità delle patologie indagate nel territorio comunale, non si sono rivelate criticità, con l’eccezione dell’incidenza e della mortalità per tumore del fegato, che ha richiesto un ulteriore approfondimento. «L’incidenza dei tumori – recita il rapporto Aress – è stata rilevata a partire dai dati del Registro tumori Puglia (Rtp) che raccoglie le informazioni relative al percorso diagnostico di ciascun soggetto, residente nella regione Puglia, affetto da una patologia oncologica. La mortalità, riveniente dall’Istat, è codificata secondo la 10a revisione della classificazione internazionale delle malattie e delle cause di morte (ICD-10).
È stata considerata la causa principale di decesso riportata sulla scheda di morte». E c’è un aspetto da mettere in evidenza: non c’è nessuna ipotesi sulla possibile causa e su quanto abbia potuto influire la presenza della discarica Ecoambiente e delle contaminazioni ormai accertate della falda acquifera: «l’analisi condotta ma non si presta a testare associazioni causali tra fattori di rischio (individuali o ambientali) e malattie».