L’argomento della riapertura delle scuole è il più trattato in questi giorni perché sta mandando in confusione non solo il personale scolastico, i dirigenti e i sindacati, ma soprattutto le famiglie e gli studenti che sono in tutta questa situazione di emergenza i più penalizzati.
Da quest’oggi fino al 3 dicembre si tornerà a scuola in presenza nelle scuole elementari e medie di tutta la Puglia, ma con la scelta concessa alle famiglie di chiedere la didattica digitale integrata per la tutela della salute dei propri figli e in caso di quarantena o isolamenti fiduciari. La scuola dovrà garantire questo servizio e le eventuali assenze saranno giustificate.
«Ci ritroviamo di fronte al “fate voi” -ha mostrato il suo dissenso il segretario provinciale FLC-CGIL di Bari, Ezio Falco durante una diretta Facebook, di ieri sera, del Partito Democratico di Bitonto–. C’è bisogno di più stabilità da parte del Governo, perché quanto successo dimostra che non è realmente e nel modo giusto garantita l’autonomia scolastica».
«La scuola è diventata terreno di scontro della politica, prevalente è l’impressione per cui quest’ultima stia giocando una partita che non riguarda per niente il diritto di istruzione e la sicurezza dei bambini».
È preservata la democrazia, direbbero, lasciando il diritto di scelta alle famiglie, ma quanti lo faranno per la tutela della salute? Come faranno i docenti a gestire una didattica mista? Ci sono mezzi sufficienti per poterlo fare? È davvero questa l’autonomia scolastica per cui in passato si è tanto lottato?
«La difficoltà delle scuole italiane era nota da tempo -ha controbattuto il dirigente di due istituti superiori, Carmine Daucelli–. La maggior parte degli istituti scolastici sono in uno stato di degrado. È impensabile che, stando alle indicazioni dei vari comitati tecnici per adattarci alle misure anticontagio, una scuola funzioni in staticità e a due metri di distanza. Siamo partiti con difficoltà strutturali e imposizioni assurde, ma stiamo andati avanti».
«Sono succeduti i vari Dpcm e le ordinanze regionali che hanno creato caos nella gestione di una presunta autonomia che non abbiamo mai avuto e difficilmente avremo. Prima dovevamo combattere lo Stato centrale, ora ci serve».
Nel nuovo Dpcm, fortunatamente, si fa distinzione tra disabilità e bisogni educativi speciali, per cui non è prevista invece la figura di un insegnante di sostegno, ma «Come si realizza l’effettiva inclusione scolastica se dobbiamo avere solo questi ragazzi o scegliere una quota del 25%? Vengono i ragazzi volontariamente o li sceglie il dirigente? e se succede qualcosa? Noi abbiamo la responsabilità penale se ci dovesse essere un focolaio nella scuola».
La questione inclusione è molto delicata. «Inserire un ragazzo in un gruppo di 25/30 persone -ha precisato l’educatrice Antonella Gentile– non vuol dire fare inclusione, è il clima, un atteggiamento mentale che si deve assumere. Lo dico molto amareggiata, perché ci sono delle situazioni che anche prima della chiusura delle scuole non hanno garantito l’inclusione. È pesante il clima in cui si lavora e per creare una reale collaborazione educativa».
L’emergenza sanitaria sta alimentando le diseguaglianze e coloro che pagano per tale situazione, sfortunatamente, sono proprio i bambini, soprattutto i più svantaggiati e questa è una delle preoccupazioni degli insegnanti Angela Scolamacchia e Sabino Papparella che hanno partecipato al dibattito. C’è chi non ha un computer, chi non lo sa utilizzare, c’è la questione dei genitori -di cui, ieri, ne ha fatto le veci Ida Aluiso– che lavorano e non possono star loro vicino. Insomma, una situazione davvero difficile da gestire, soprattutto perché bisogna anche calcolare cosa avviene fuori dalle scuole. Si spera sempre nel meglio e che con questa riapertura si vada a diminuire il rischio di conseguenze che ci saranno -su cui ha mostrato preoccupazione lo studente Cosma Sgarammella– a livello didattico e psicologico.
È questo lo stato della scuola pugliese durante l’emergenza pandemica.