Smaltimento
dell’amianto, finalmente arriva il censimento.
Dopo
23 anni dalla messa al bando del minerale, anche la Puglia ha deciso
di adottare il piano regionale di protezione dell’ambiente,
decontaminazione, smaltimento e bonifica ai fini della difesa dai
pericoli derivanti dall’amianto.
Il
via libera è arrivato dalla giunta, che lo ha licenziato dopo una
lunga pausa dovuta alla Valutazione ambientale strategica che si è
rivelata particolarmente complessa. Ora si attende il via libera
definitivo dal Consiglio regionale.
Il
piano e il censimento. Il
piano regionale amianto (Pra) – così come spiega La
Gazzetta del Mezzogiorno di
ieri – getta le basi per il censimento, il più possibile completo,
delle quantità di amianto presente sul territorio. Per arrivare a
questa ricognizione, è necessario che i cittadini tutti
(amministratori condominiali in particolare) collaborino con la
Regione attraverso una segnalazione agli organismi di controllo.
Non
si parte da zero, però, perché grazie alle rilevazioni fatte dalla
guardia di finanza e dal Consiglio nazionale delle ricerche con il
sistema di rilevamento multispettrale Mivis, si sa dell’esistenza
in Puglia di 5mila tetti di amianto di cui 1.706 con dimensioni
superiori a 500 metri quadrati e 2.751 con dimensioni superiori a 200
metri quadrati.
Il
piano contiene una stima dei volumi di materiali che occorrerà
trattare nei prossimi anni in Puglia, a censimento completato, ma già
si parla di un totale (ma è una stima al ribasso) che sfiora il
milione e 800mila metri cubi, di cui oltre 500mila nella (ex)
Provincia di Bari.
Il
“veleno” è anche a Bitonto. Nel
censimento non potrà mancare Bitonto che, nonostante abbia iniziato
a ripulire le campagne e le periferie grazie ai 335mila euro ottenuti
proprio dalla Regione e sia tra i Comuni capofila dell’iniziativa di Legambiente “Eternit free”, ha ancora (tanto) veleno in casa, ma potrebbe sfruttare questa opportunità per liberarsene, finalmente.La presenza più preoccupante è nel centro storico, dove molti,
moltissimi tetti, profumano di eternit e sono in uno stato pessimo di
conservazione. La colpa è certamente anche dei privati, che
preferiscono non bonificare gli immobili per gli eccessivi costi
dell’operazione.
Il
nemico, però, non risparmia neanche il centro città. Lo dimostra,
per esempio, l’incredibile caso di Palazzo Paolotti in corso Vittorio
Emanuele, struttura di proprietà comunale con amianto deteriorato.
Un
grave pericolo davvero per tutti.