La nostra nazione nel 2011 «era messa meglio di tutti gli altri Stati europei», ma da parte di Standard & Poor’s c’è stata «la menzogna, la falsificazione
dell’informazione fornita ai risparmiatori», mettendo così «in discussione il prestigio, la capacità
creditizia di uno Stato sovrano come l’Italia».
Sono queste le parole pronunciate lo scorso venerdì, 20
gennaio 2017, dal Pubblico Ministerobitontino Michele Ruggiero durante
la requisitoria del processo per manipolazione del mercato a carico di cinque
membri, tra analisti e manager, dell’agenzia di rating statunitense.
Il quadro probatorio è chiaro: il downgrading del Paese tra maggio 2011 e gennaio 2012 mancava di giustificazioni macroeconomiche e aveva in
sé ragioni speculative e forse anche politiche; per questo il Pm ha chiesto la
condanna a due anni di reclusione e 300 mila euro di multa per Deven Sharma, all’epoca presidente
mondiale di S&P, e a tre anni di reclusione ciascuno e 500mila euro di
multa per Yann Le Pallec,
responsabile per l’Europa, e per gli analisti del debito sovrano Eileen Zhang, Franklin Crawford Gill e Moritz
Kraemer.
Per la società di
valutazione è stata chiesta la condanna alla sanzione pecuniaria di 4,647 milioni di euro.
Mentre il Paese viveva il suo quarto governo Berlusconi con
la fase più angosciosa, sotto la spinta della crisi da spread, l’agenzia di
rating non avrebbe ottemperato agli obblighi di veridicità delle informazioni
fornite: l’ultimo dei report sotto accusa è il declassamento del rating dell’Italia
da A a BBB+ del 13 gennaio 2012.
Nelle cinque ore di discussione di Ruggiero, il confronto tra
2010 e 2011 è chiaro: il contratto tra il Tesoro e l’agenzia di rating, durato
17 anni, cessò nel 2010 «ed è dal 2011 – ha sostenuto il
magistrato – che si registrano bocciature
dell’Italia da parte dell’agenzia» adducendo così un «movente ritorsivo» per il delitto contestato.
Il Pm ha, inoltre, fatto riferimento alla testimonianza del
direttore del Debito pubblico presso il Tesoro, Maria Cannata, secondo cui S&P «avrebbe sempre enfatizzato aspetti critici rispetto all’Italia».
Ruggiero ha citato come «bazooka
fumante» due intercettazioni: la prima è la telefonata del 3 agosto 2011
tra l’ex manager S&P Maria
Pierdicchi col presidente Sharmain cui si faceva riferimento alla necessità «di
più personale senior che si occupi dell’Italia», dunque ammettendo
l’impreparazione del team di valutazione; la seconda è una mail dell’ex
responsabile corporate rating Renato
Panichi nella quale si sottolineava come la valutazione del sistema
bancario al momento del taglio delrating fosse «esattamente contraria alla situazione reale».
S&P ha ribadito che «le
accuse non sono suffragate da prove degne».