«Aveva la pistola
in pugno come se fosse una sigaretta, la impugnava con normalità. Non sapevamo
cosa pensare».
E poi è stata una questione di attimi: la corsa dell’auto, quella dello
scooter, e in un angolo trafficato della città dieci colpi. «Quasi si ha paura pure a raccontarlo, a sentire rimbombare nelle
orecchie ancora i sordi colpi dell’arma metallica», ci racconta un ragazzo.
«Non siamo in
periferia – si amareggia una signora –
si tratta di una zona trafficata da gente che tornava a casa dopo la spesa,
molti con bambini che, dall’altro lato della strada, sono rimasti terrorizzati. Non è normale. Anzi, è proprio assurdo».
Cosa è normalità e cosa non lo è.
In questo momento, c’è soltanto molta
confusione, paura per una pena che non arriverà e che, se arriva, sarà attenuata
dalla legge.
Si ha paura di tutte le nuove piccole leve che diventeranno presunti,
probabili, boss di domani e che continueranno ad attanagliare la città, i
nostri figli.
«Nel mio esercizio
commerciale c’erano molti clienti l’altro pomeriggio e l’istinto è stato quello
di accovacciarci per terra. Non potevamo sapere se qualche colpo avrebbe potuto…» . Non riesce
nemmeno a finirla la frase questo commerciante.
Poi sospira e riprende: «So solo che abbiamo avuto tanta paura e
abbiamo cominciato a tirare qualche respiro di sollievo dopo l’imminente arrivo
delle Forze dell’Ordine. La verità è che ci sentiamo poco protetti: capiamo che
non possono esserci poliziotti ad ogni angolo della città, e che se l’auto gira
mentre è in via X, può succedere qualcosa in via Y, ma non è possibile che ci
siano stati scontri a fuoco in ore così centrali della giornata. Molti, ora,
hanno paura anche ad uscire e venire in questa parte di Bitonto».
«Volevo solo tornare
a casa tranquilla io, nient’altro – questo il racconto di un’anziana signora -. E invece mentre aspettavo l’autobus ho
sentito i colpi dell’arma e poi ho visto sfrecciare lo scooter: ho temuto il
peggio. Ma i miei anni – dice stringendomi la mano – ormai sono passati, questa
non è la mia città, ma voi, voi che potete, andate via».
Ecco quel che consigliano: andarsene.
Andare via dalla Puglia, persino dall’Italia: perché tanto si “spara in
molti i paesi della provincia”, perché tanto “ogni paese è come casa tua” ed
evviva i luoghi comuni.
E se invece noi volessimo restare qui? A sognare, sperare, impegnarci,
provare a costruirlo un paese migliore?
Ma quanti, quanti giovani sono disposti? Fatevi avanti ed impegnatevi
ad essere animali sociali – come Aristotele raccomandava -, cominciate a non
finanziare i mercati marci: magari non risparmierete dieci euro per il vostro
Monclaire rubato e non spenderete cinque euro per l’erba, ma vi risparmierete
uno stato patetico su facebook (“Hanno
sparato di nuovo sotto casa, che paura”).
E a proposito dei social. Concludo con il commento di una ragazzina che
al mercato dice (rivolgendosi alla madre): «Mà,
ma invec d sparass, nan potn fa u grupp sop a uozzapp com a cur ka tnim p la
scoul?». Effettivamente pure lì ci stanno le emoticon con le pistole,
magari usate quelle…