Carlo Emilio Gadda avrebbe definito il caso della scuola pugliese come un “pasticciaccio brutto”. Un caso tutto italiano, della nostra regione, che ha mandato tutti in confusione. Soprattutto i molti presidi che, ieri, dopo aver preso visione delle 25 pagine del nuovo Dpcm, che entrerà in vigore da domani, hanno convocato insegnanti e famiglie a riportare i bimbi in aula per la didattica in presenza. Comprese alcune scuole cittadine di cui si sono inoltrate circolari e messaggi whatsapp. E non avevano nemmeno tutti i torti: perché il nuovo disegno del premier Conte, prevede che le scuole primarie e secondarie di primo grado, persino nelle zone rosse, facciano didattica in presenza. Ma il governatore pugliese non ha cambiato idea e le scuole sembra restino chiuse, al momento, fino al 24 novembre come dall’ordinanza antecedente al Dpcm firmata da Michele Emiliano. Nella tarda serata di ieri, infatti, dopo che l’assessore alla Sanità Pier Luigi Lopalco ad un programma Radio in Rai ha detto che il Dpcm avrebbe superato eventuali misure più restrittive delle regioni (leggi qui: https://bit.ly/387RzNX) , sia Emiliano che Lopalco hanno inviato una precisazione per spiegare che l’ordinanza regionale sarebbe rimasta in vigore e che la Regione è disponibile a “consentire ai dirigenti degli istituti scolastici di aumentare la quota di didattica in presenza attualmente autorizzata, fino a soddisfare le richieste delle famiglie, compatibilmente con il Dpcm e sempre che le condizioni epidemiologiche lo consentano. Se il governo nazionale – conclude il governatore – ritenga necessaria la riapertura della didattica in presenza, potrà richiedere espressamente la revoca dell’ordinanza che verrà valutata d’intesa con il Ministro della Salute”. Da quel momento in poi si sono moltiplicate le richieste dei sindacati della scuola di avere un incontro urgente, accolto dall’Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia – al fine di risolvere la questione e consentire “già da domani – si legge nella lettera – alle Istituzioni Scolastiche di operare, per corrispondere alle richieste delle famiglie e ai bisogni educativi della popolazione studentesca”. Tocca ora al presidente aderire alla convocazione. C’è bisogno di “un tavolo permanente per gestire la crisi pandemica e le misure conseguenti – ha dichiarato il segretario regionale della Cgil, Pino Gesmundo -. Un invito che stiamo facendo in maniera unitaria da settimane che resta inascoltato, un atteggiamento irriguardoso verso soggetti sindacali che rappresentano migliaia di lavoratori e cittadini che reclamano attenzione. Non siamo disponibili a sopportare ulteriori fughe in avanti del presidente”. In caso di mancato accoglimento, infatti, Cgil, Cisl e Uil adotteranno “tutte le misure di mobilitazione che riterranno adeguate per il ripristino di corrette relazioni sindacali”. A questo si aggiunge anche la lettera inviata direttamente al premier Conte da parte del presidente regionale dell’ANP, Roberto Romito: chiede un intervento urgente del Governo che, in questa situazione di “confusione nell’interpretazione dei ruoli istituzionali e tecnici contenuta negli atti e nelle dichiarazioni del nostro governatore” chiarisca rapidamente anche “poiché il 6 novembre non sapremmo più quale disposizione applicare, dovendo anche far fronte ai genitori dei nostri alunni, giunti anch’essi al limite della umana sopportazione dopo i reiterati annunci e controannunci di misure diverse“.