Nei giorni scorsi era stato lanciato un appello rivolto ai nostri amministratori di richiesta di una maggiore partecipazione e coinvolgimento delle realtà associative locali sulle tematiche ambientali.
La risposta del tutto inaspettata e sorprendente è arrivata, non con le parole ma con “facta concludentia”, per usare un brocardo latino: l’annuncio a mezzo social dell’arrivo in Città di un numero imprecisato di piante di palma, dalle settanta a quasi ottanta. Di più non sappiamo (la varietà, l’età e soprattutto dove verranno messe a dimora).
Sta di fatto che se l’Amministrazione avesse coinvolto le associazioni ambientaliste attraverso un processo partecipativo, avremmo sconsigliato di prelevare un così gran numero di palme che, detto per inciso, nulla hanno a che vedere con il nostro territorio.
Bitonto è la Città dei due Parchi (Lama Balice ed Alta Murgia), e provate per un istante a fare una ricerca su internet o sulle brochure informative del Comune e cercate la parola palma tra le varietà presenti nel nostro territorio: il risultato sarà pari a zero!
L’unica eccezione è costituita da un saggio della Dott.ssa Chiara Cannito “Terzo Paesaggio” che definisce “del tutto decontestualizzata” la presenza casuale di una palma all’interno della Lama.
Sappiamo tutti che la palma è una splendida specie arborea ornamentale, utilizzata nei giardini e nei parchi, ma che non può di certo essere paragonata alle essenze tipiche del Mediterraneo quali carrubo, alloro, leccio, quercia o fragno. Le palme in oggetto, invece, dovrebbero essere del tipo Washingtonia robusta, una specie esotica originaria dei deserti del Nord America e non certo autoctona della flora italiana o della macchia mediterranea. Si tratta di una specie ornamentale ampiamente utilizzata nei giardini Liberty di inizio Novecento (vedi villa Comunale). La palma washingtonia ha un tronco altissimo sormontato da una esigua chioma e non produce un’ombra tale da poter mitigare l’isola di calore e dare un beneficio al clima cittadino. Sotto la chioma dei nostri alberi autoctoni, invece, la temperatura è decisamente meno soffocante in estate e si può trovare refrigerio nelle ore più critiche della giornata.
Ora ci chiediamo: quali benefici apporteranno queste piante in termini di compensazione carbonica?
Sappiamo che i servizi ecosistemici vanno dall’ombra con cui le piante riparano nelle assolate giornate estive, alla rimozione di anidride carbonica dall’atmosfera che causa i cambiamenti climatici, dal contrasto all’inquinamento, alla caratterizzazione del paesaggio sono. E non dobbiamo nemmeno dimenticare anche il rispetto della fauna selvatica – uccelli in particolare – che vivono e nidificano abitualmente nelle alberature urbane.
Si sottolinea inoltre che l’introduzione in un territorio di specie aliene o alloctone1, ovvero di specie che sono originarie di altre aree geografiche, rappresenta a livello globale la seconda causa di perdita di biodiversità.
Le specie aliene invasive sono infatti considerate delle minacce per la biodiversità locale poiché:
· entrano in competizione con organismi autoctoni per il cibo e l’habitat;
· determinano cambiamenti strutturali degli ecosistemi;
· possono causare l’ibridazione di specie autoctone
· possono causare tossicità diretta;
· possono costituire un ricettacolo di parassiti o un veicolo di patogeni;
· possono avere impatto sull’impollinazione a causa della competizione o predazione con specie di api locali
Inoltre si fa notare che “per la sistemazione delle aree verdi devono essere considerate le azioni che facilitano la successiva gestione e manutenzione, affinché? possano perdurare gli effetti positivi conseguenti all’adozione dei criteri ambientali adottati in sede progettuale. Deve essere previsto che durante la manutenzione delle opere siano adottate tecniche di manutenzione del patrimonio verde esistente con interventi di controllo (es. sfalcio) precedenti al periodo di fioritura al fine di evitare la diffusione del polline. Nella scelta delle piante devono essere seguite le seguenti indicazioni: utilizzare specie autoctone con pollini dal basso potere allergenico; nel caso di specie con polline allergenico da moderato a elevato, favorire le piante femminili o sterili; favorire le piante ad impollinazione entomofila, ovvero che producono piccole quantità? di polline la cui dispersione e? affidata agli insetti; evitare specie urticanti o spinose …. o tossiche….. ; utilizzare specie erbacee con apparato radicale profondo nei casi di stabilizzazione di aree verdi con elevata pendenza e soggette a smottamenti superficiali; non utilizzare specie arboree note per la fragilità? dell’apparato radicale, del fusto o delle fronde che potrebbero causare danni in caso di eventi meteorici intensi.2
Le Associazioni ambientaliste di Bitonto sottolineano l’importanza della continuità e connettività ecologica urbana; della valorizzazione dell’autenticità del paesaggio verde locale; della conservazione e soprattutto del recupero delle biocenosi (specie animali e
vegetali che configurano habitat tutelati dalla normativa regionale, statale e comunitaria); della preservazione delle specie in rischio di estinzione; della creazione di microhabitats per favorire la salvaguardia della biodiversità.
L’Italia è il Paese europeo con maggiore biodiversità e quello che vanta oltre 200 specie di farfalle, ma flora e fauna, patrimonio prezioso del Paese, sono sempre più in sofferenza.
Un sondaggio svolto dai Carabinieri Forestali ha dimostrato che l 65% 8 degli italiani non è a conoscenza o ha una conoscenza vaga di cosa sia la biodiversità, mentre il 70% non sa cosa sia il problema delle specie esotiche invasive. Emerge pure che l’83% degli intervistati non è al corrente delle leggi vigenti in materia di biodiversità, inoltre il 72% afferma di non conoscere alcuna specie esotica invasiva, mentre il 40% di chi ne conosce almeno una, riconosce in essa lo scoiattolo grigio americano.3
La progettazione del paesaggio è un’operazione estremamente delicata e complicata, ciò che la natura riesce a fare da sola è difficilmente riproducibile dall’uomo. Per tanto è importante, trattandosi di Verde Pubblico, prevedere la fase di studio preliminare delle formazioni naturali e la configurazione di una strategia progettuale mirata a ricostituire la complessità dell’ecosistema (rigenerazione e stratificazione).
A nostro parere l’operazione messa in atto dall’Amministrazione ha solo il sapore di un servizio da supermercato (prendi 3 e paghi 2), ma con una notevole perdita di servizi ecosistemici.
Non possiamo fare a meno di augurarci un ripensamento, suggerendo caldamente all’Amministrazione di avviare preventivamente un’ampia consultazione pubblica con esperti del settore.