Indire questa rubrica non è compito semplice, un po’ come il suo contenuto. Il consiglio che vorrei dare a coloro che ne stanno iniziando la lettura è quello di pulire la propria mente da qualsiasi tipo di contaminazione morale, etica o sociale: parleremo di Psicoanalisi. Una definizione sintetica con la quale poter riassumere ciò che questa materia propone è impossibile da costruire, soprattutto per le sue varie ed aporetiche interpretazioni o correnti di pensiero. Al fine di evitare confusione, porrei immediatamente un paletto: la Psicoanalisi è una “pseudo” scienza che propone di studiare la mente e l’operato dell’uomo tramite l’analisi dell’inconscio. Differisce completamente dalla psicologia: questa studia il rapporto che intercorre tra l’Io e gli Altri, o, dicotomicamente, con se stessi. L’inconscio è quella parte della psiche umana, dall’uomo non conoscibile, che spiegherebbe le motivazioni di determinate azioni che sono spesso pensate inconsapevolmente, e quasi senza un motivo, dalla mente. Le teorie psicoanalitiche tentano di comprendere questo motivo latente, anche quando sembra non esserci. E’ importante chiarire come tutto ciò sia in vece di diagnosi di nevrosi, e non uno studio fine a se stesso. Infatti, si deve a Freud la nascita della psicoanalisi: il seme psicoanalitico fu piantato tramite la risoluzione, anche grazie a Breuer, psichiatra e mentore di Freud, di un caso d’isteria, passato alla storia come il caso di “Anna O”, utilizzando il metodo dell’ipnosi. Definire la psicoanalisi una “pseudo” scienza, perché? Ciò è presto detto: quel che è esemplare di questo tipo di teorie è l’essere perlopiù supposizioni che spesso hanno basi controverse o avventate o, ancora, molto forzate. Non a caso, infatti, Michel Onfray, filosofo francese, attaccò ferocemente le teorie freudiane, definendone il padre: ”[…] un inventore di casi clinici, un depressivo e un antisemita”. Eppure sono numerosi i seguaci degli studi psicoanalitici, che credono e difendono tutto, o quasi, ciò che studia la psicoanalisi e soprattutto la maniera con cui lo studia. Al fine di evitare confusione, sarebbe meglio rimandare questa breve digressione storico-descrittiva, così da focalizzarci sulla rubrica in sé. Inviterei i lettori a leggerne il titolo: Conosci te stesso. Curioso come Socrate ripeteva spesso questa massima ai propri allievi e seguaci, mentre passava con loro intere giornate girovagando per l’agorà, tentando di far partorire le loro menti. Penso sia chiara la motivazione di tale titolo: analogamente la psicoanalisi propone un punto di vista di conoscenza individuale ed introspettiva, che seppur sui generis, risulta essere curiosa e decisamente non scontata. La conoscenza di sé, a dir la verità, risulta vitale per la formulazione di teoremi psicoanalitici: lo stesso Freud esplicita sempre come, per l’emanazione di alcune teorie, sia partito dall’introspezione; soprattutto parlando di quelle dedite all’interpretazione dei sogni. Ci occuperemo anche di questo, successivamente. Rinnovo l’invito collettivo a “spegnere” per un attimo qualsiasi tipo di condizionatore morale-etico nel mentre della lettura di questa specifica rubrica: potreste riaccendere la vostra mente con una visione differente di voi, e di ciò che vi circonda.
Simone Santamato.
Spazio autoriale: Salve, come avrete sicuramente evinto dalla visione della firma dell’articolo, il redattore sono sempre io, Simone Santamato. Mi prendo questo piccolo spazio autoriale per esplicitarvi come questa nuova rubrica non annulli la pubblicazione de: ”La Persistenza Filosofica”. Anzi, tutt’altro: le due, questa rubrica e la sopraddetta, risulteranno complementari. Invitando tutti voi a seguire con attenzione questo progetto e quello di taglio filosofico, auguro a tutti un buon proseguimento di giornata.