Capita, ogni tanto, di osservare vecchie foto della Bitonto
di tanti decenni fa e di viaggiare nel tempo, pensare contemporaneamente a quei
luoghi come erano allora e come, invece, si presentano oggi.
Nonostante il
luogo fisico sia il medesimo, le differenze sono notevoli. Le strade hanno un
aspetto diverso, sia nell’aspetto urbanistico che in quello del traffico, con
quelle auto che ormai si trovano solo nei musei.
L’arredo urbano si presenta
mutato con l’evolvere del tempo. Vecchi negozi ormai scomparsi, con quelle
antiche insegne in legno, verniciate seguendo lo stile dell’epoca, hanno
lasciato il posto ad abitazioni o a nuove attività commerciali che si sono
succedute nei decenni, sostituendo le antiche insegne con altre più moderne.
Ma c’è un luogo, nel cuore della città vecchia, dove il tempo sembra essersi
fermato ai primi decenni del ventesimo secolo. Parliamo di via Antonio Planelli,
quella strada che da piazza Cattedrale porta nei meandri del borgo antico e
custodisce quel grande ma malandato tesoro di Palazzo Sylos Vulpano (un’altra
bellezza da salvare, su cui adesso non ci soffermiamo, ma che meriterebbe
attenzione).
In quella stradina antica, dopo l’incrocio con via Rogadeo, proseguendo per
qualche metro e alzando lo sguardo sulla destra, si può notare un’insegna di un
negozio che ormai non esiste più. “Pietro Adriani” è il nome riportato su quel
legno rovinato dal tempo.
Il cognome Adriani non è certo sconosciuto nel campo del tessile bitontino. Non
c’è bisogno di avere capelli bianchi per ricordare quanto fosse ricca la
tradizione della famiglia Adriani in quel settore. Diversi erano i negozi a
Bitonto. Negozi che poi con il tempo sono scomparsi. Se vogliamo possiamo
tracciare un parallelismo con il tessile bitontino in generale, colpito da una
crisi che l’ha portato alla scomparsa.
Fino a quattro o cinque anni fa, l’insegna di uno di essi, che occupava uno
storico palazzo su piazza Aldo Moro, dominava il centro della città. E’ oggi
possibile vederla solo in foto. Negozi che hanno vestito diverse generazioni.
Ma torniamo all’insegna di via Planelli. Non abbiamo molte informazioni a
riguardo, ma lo scopo della presente rubrica non è fare una dettagliata
cronistoria, ma di fornire spunti di riflessione per tutelare la nostra storia.
Gli anni alle spalle sono sicuramente tanti, a giudicare sia dallo stato di
conservazione di quelle tavole di legno, che dallo stile con cui il nome dell’antico
proprietario della bottega è scritto. E considerando che quel negozio fu in attività dal 1938 al 1954, prima di trasferirsi su via Verdi.
Uno stile decisamente antico, tipico di
quelle vecchie insegne che oggi vediamo nelle foto in bianco e nero e che col
tempo sono state sostituite dalle insegne illuminate dall’energia elettrica.
Il negozio ormai non esiste più da tantissimo tempo, e quel palazzo è
vuoto e abbandonato, con le porte di accesso che mostrano come nessuno da anni
abbia tentato di aprirle.
Non stiamo parlando di qualcosa di valore archeologico, ovviamente. Ma quelle vecchie tavole testimoniano ugualmente un aspetto della storia del nostro paese, di come era un tempo e di
quello che una volta era uno dei settori trainanti. E pertanto, sarebbe
interessante conservare a futura memoria quell’antica insegna.