È in corso in questi giorni, a Villa Sylos, “Ignoti alla città. La periferia di fa racconto”, la rassegna dedicata al documentario italiano e al racconto della periferia, realizzata dalle cooperative Camera a Sud e Ulixes, con il sostegno del MiBACT e di SIAE.
Ad aprire la manifestazione, mercoledì, è stato “Il mondo o niente”, mediometraggio di Chiara Caterina, che ha voluto raccontare uno dei tanti sud Italia, quello isolato ed allo stesso tempo iper-connesso della Lucania profonda, un sud fatto non soltanto di veli neri, processioni, terre d’argilla e villaggi arroccati su colline spoglie, un sud che non è soltanto quel “mondo di sotto” raccontato da Carlo Levi.
Quello raccontato dall’autrice, che proprio da Carlo Levi e dal suo “Cristo si è fermato ad Eboli” trae ispirazione, è un sud dove modernità e tradizioni si intrecciano, dove si mescolano il contatto con la natura dato dai paesaggi naturali, dai calanchi, dalla caccia ai cinghiali, dai riti arborei tipici dei paesi del potentino, dai lupi che popolano la zona, si mescola con la vita di città dei ragazzi, con le industrie petrolifere nella Val d’Agri, con conseguenti rischi per gli sversamenti, con le antenne satellitari.
Oltre alle proiezioni dei documentari previste nel programma, i visitatori possono, fino a domani, giorno di chiusura della manifestazione, visitare l’installazione visiva “Fusciatinn what?”, realizzata a conclusione della residenza artistica e della call fotografica che hanno preceduto le giornate di rassegna. Un lavoro che nasce da un lavoro di ricerca sulla zona 167 della città di Bitonto, condotto sul campo da un gruppo di giovani artisti visuali che per un mese ha vissuto nella periferia di Bitonto, incontrato gli abitanti del quartiere, mappato i luoghi significativi e raccolto materiali fotografici, video, tenuto un workshop aperto a residenti e curiosi. Il titolo, che riprende una scritta trovata sui muri di una scuola della zona, vuole far riflettere sull’istinto alla fuga di cui spesso si caricano questi luoghi. Lo staff artistico è composto dai registi Pierluca Ditano e Michela Tomasi, dal fotografo Luca Vianello, dallo scrittore Marco Montanaro e dal designer Giuseppe Frisino.
«Abbiamo voluto raccontare una zona considerata pericolosa, come la 167, ma uscire da una narrazione della periferia del sud dei santi, delle madonne, dei muretti a secco, allontanarci dagli sul meridione e, in particolare, su un quartiere degradato del mezzogiorno. Non ci sono solo quelle cose da raccontare. C’è molto altro» ha ribadito Pierluca Ditano, giovane regista che per un mese ha lavorato nel quartiere 167 di Bitonto per la realizzazione di un Museo Visuale di quartiere insieme al fotografo Luca Vianello, al designer Giuseppe Frisino, alla regista Michela Tomasi e allo scrittore Marco Montanaro.
Ieri sono stati trasmessi “Palermo a pezzi. Nuove città – nuovi cittadini”, realizzato da sei minori stranieri non accompagnati e quattro studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo, guidati dai filmaker Letizia Gullo e Pierfrancesco Li Donni; “Non può essere sempre estate”, documentario di Margherita Panizon e Sabrina Iannucci, che racconta l’adolescenza attraverso l’attività teatrale di un gruppo di ragazzi della periferia napoletana; e, infine, “Looking for Odisseo – Journey to the invisible frontier” realizzato da Luca Capponi, durante la sua permanenza a bordo dell’Acquarius, la nave che, con il suo carico di persone in fuga dall’Africa, è stata al centro di dispute politiche nei giorni scorsi. Un evento speciale, quest’ultimo, annunciato già in conferenza stampa. Per tutta la durata della kermesse sarà anche possibile ammirare le foto realizzate sull’Acquarius.
Questa sera ci sarà il terzo appuntamento con la rassegna, con i documentari “Massimino – C’era una volta la Fiat, un bambino ed Ettore Scola” di Pierfrancesco Li Donni, e “Via della felicità” di Martina di Tommaso. La manifestazione si concluderà domani, invece, con “Cadono pietre” di Francesco Bertin e “Vergot” di Cecilia Bozza Wolf.