Dalla Giovane Italia Bitonto riceviamo e volentieri pubblichiamo.
8 Marzo: giornata di bilanci sulla condizione femminile, in cui
sensibilità e attenzioni verso le tematiche di genere sembrano aumentare.
Arriviamo a questa data con le cronache che quasi quotidianamente ci riportano
vicende tragiche che coinvolgono donne e con una crisi che le colpisce per
prime e più duramente.
Con tutto rispetto per la tradizione, questa
battaglia per i diritti delle donne non deve avere una connotazione politica,
ma essere trasversale, non è giusto relegarla in uno schema che non le
appartiene. Ricordarsi di essere
donne e volere pari dignità e diritti, non è andare un giorno all’anno in
pizzeria o discoteca. Questo giorno, dovrebbe essere di riflessione per
chi subisce ancora, anche intorno a noi, ingiustizie legate al genere.
È
stato stimato che ogni 12 secondi una donna subisce violenza: 290 al giorno! (
dati Eures 2013).
Sono dati preoccupanti che abbiamo il
dovere di combattere con ogni mezzo e primo fra tutti quello della cultura e
dell’informazione, perché ogni donna possa sentirsi ascoltata, capita e difesa,
ma soprattutto non più sola.
Bisogna intervenire psicologicamente per
il recupero della propria stima, ma anche economicamente garantendo quella
indipendenza dal proprio carnefice che spesso imprigiona nell’omertà per il
timore di rimanere senza i fondi necessari per poter mantenere se stesse ed i
propri figli.
Ban Ki-Moon in un
messaggio rivolto alle donne disse: <….investire
sulle donne non è solo la cosa giusta da fare, è la cosa intelligente>…….<convinto che, nelle donne, il mondo abbia a
disposizione il potenziale più significativo e tuttavia più largamente
inutilizzato per lo sviluppo e la pace>…
Sono le donne a
subire le conseguenze più severe della povertà, dell’analfabetismo, delle guerre
e ad essere le vittime dei più odiosi abusi dei diritti umani, e fino a quando
i diritti delle donne non saranno riconosciuti dalle istituzioni come centrali
per il perseguimento di programmi di sviluppo sostenibili ed efficaci, non ci
saranno passi avanti significativi nella lotta contro queste discriminazioni.
Il
cammino è dolorosamente ancora lungo e tortuoso!
Ogni giorno le DONNE combattono contro un
datore di lavoro che, prima di assumerle, chiede loro se pensano di avere dei
figli; contro un mancato congedo di maternità; contro un marito che nega loro
la possibilità di cercare un lavoro, per rendersi indipendenti; contro il
pregiudizio di tanti che sono fermamente convinti che le donne non sono in
grado di eseguire determinate mansioni (quante donne sono ai vertici di aziende
o a capo di Governi?!! Pochissime!).
Ancor più grave è poi l’aspetto
legislativo. Sorprende sapere che in paesi democratici, o che tali si
professano, o che dichiarano di essere più sensibili al tema, mancano norme in materia di tutela della donna, su più
fronti. Nello specifico ,il primo vero passo per combattere la violenza contro
le DONNE, è quello di ritenerla un reato
specifico.
Un passo importante, in
tal senso, sul nostro territorio nazionale, è avvenuto il 9 ottobre
2013, quando è stato convertito in legge il “ Decreto sul femminicidio”, che introduce, finalmente, le aggravanti per le
violenze perpetrate in una relazione affettiva, ai danni di una DONNA incinta o
sotto gli occhi di un minore.
L’autentica chiave di lettura è per noi, dunque, quella che
considera l’emancipazione della donna, non come quel sentimento di uniformarsi
all’uomo: la donna deve essere sempre se stessa, senza mai perdere il rispetto
per se stessa.
A tutti, uomini e
donne che siano, allora, un invito:
rimuovere dai loro comportamenti e modi di pensare, quanto di discriminatorio
possa esserci nei confronti delle donne e dei più deboli in genere, perché solo
abbattendo il muro dell’isolamento sociale si può costruire una società
migliore in cui riconoscersi e riconoscere le proprie potenzialità.
Buon
8 marzo!