Viviamo giorni tristi, strani, un po’ così.
Adusi troppo, ormai, a confondere il virtuale col reale, il finto col vero, l’artefatto col concreto, sembra quasi che quel che avviene per strada non conti più nulla. Vale più sbirciare su un social, condividere un link, leggere furtivamente profili altrui, che guardare la gente negli occhi, ascoltarne le paure, tastare il polso di una città che non pare se la passi benissimo.
L’acerrima contrapposizione politica fra le parti, poi, svuota d’ogni contenuto qualsiasi problematica emerga, divenendo essa motivo di ostilità a priori, a seconda della sfumatura cromatica degli occhiali che si indossano. Né più consola volgere lo sguardo a chi starebbe messo peggio di noi, il cui numero diviene sempre più esiguo.
Così, il tutto sembra risolversi tafazzianamente nella vittoria di una fazione o di un’altra, spesso determinata semplicemente dal detenere un potere in quel momento storico, e le questioni, pur gravissime, restano ampiamente irrisolte.
Prendiamo il caso – che io reputo gravissimo – degli spari di ieri, che hanno ferito per ben due volte il cuore della nostra Bitonto.
Manco il tempo di farne spegnere l’eco, che subito è impazzata la gara a sminuire o a sopravvalutare. Sono sempre più convinto che il cinismo e il sarcasmo siano l’anticamera dell’indifferenza, specie di questi tempi.
Ci è sfuggito (e ci sfugge cotidie) che quei colpi d’arma da fuoco hanno fatto tremare l’aria in un’ora di punta, quando i bimbi escono da scuola oppure di sera, quando la grnte esce per far la spesa o solo per una passeggiata. Tutti a ridacchiare sulla natura fantomatica di quelle detonazioni e nessuno a riflettere su quella che poteva diventare una tragedia.
Un’altra tragedia.
No, non possiamo assolutamente permettercela. Sia che perda la vita un ragazzo che appartenga ad uno dei due clan o faccia parte dei cosiddetti “scissionisti” sia che si tratti di una persona completamente estranea a logiche criminali, non possiamo permetterci un’altra vittima.
Perché il fenomeno malavitoso non scoppia all’improvviso come fulmine a ciel sereno soltanto quando una trasmissione televisiva di una rete nazionale ne parla, facendoci tutti patriotticamente adontare, ma si radica progressivamente, sguazza protervo e si moltiplica tentacolare giorno per giorno in mezzo a noi, nutrito proprio dalle infeconde schermaglie degli scherani suddetti.
“Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”, non dimentichiamolo.
Almeno in situazioni come questa, buttiamo via mouse, tastiera e parte dell’anima, che, quasi senza accorgercene, si è intrisa di odio, e recuperiamo il valore autentico della vita umana.
Non vorrei che fosse già troppo tardi, però…