Quando si vive fuori dal proprio paese, ci si interessa maggiormente alle vicende che lo riguardano.
Se questa sia una regola generale o un fenomeno che riguarda i soli sentimenti di appartenenza al tessuto locale di chi scrive, difficile dirlo.
Ma di fatto, l’impossibilitá di osservare e raccontare la nostra cittá ci lascia tra le mani per lo meno il desiderio di continuare ad osservarla.
Il recente episodio del ritrovamento di un rilevatore gps sull’automobile del sindaco Michele Abbaticchio ha colpito particolarmente.
In particolare, per le “raccapriccianti” dichiarazioni che si sono susseguite nelle ore successive al fatto. E provenienti da quel fantastico e divertente gruppo politico che risponde al nome di Partito Democratico. Che, non smentendosi mai, ha fatto cianciare a riguardo sia i “vertici” (vabbe’, chiamiamoli così) sia la fronda giovanile (e sia, chiamiamo così anche questa).
Si è polemizzato sulla opportunitá di sottolineare o meno la matrice “criminale” dell’episodio. Riassumiamo l’ inquietante tesi del PD: non essendo certe le ragioni mafiose di un Gps piazzato sotto l’abitacolo del primo cittadino, perché doverle considerare? Perché paventare questa ipotesi, considerando che quell’affare possa essere finito lì sotto per tanti altri motivi?
Leggendo queste cose, non solo sgomento, ma anche un senso di vero e proprio ribrezzo “si è impossessato di me” (come direbbe il poeta).
Ma davvero? Ma davvero si fa il bene della cittá stendendo veli omertosi su di essa? Ma davvero si ripulisce l’anima di una cittá, da sempre stretta nelle mani e nelle maglie di assassini, mafiosi, ladri, spacciatori, macro e microdelinquenti, semplicemente misurando il peso delle parole spese?
E anche se si dovesse scoprire che non è stata una mano criminale a piazzare quel rilevatore, come pare proprio che sia, che male potrebbe mai aver fatto aver tenuto alta la guardia?
Noi dobbiamo urlare, indignati, che ci sia questa possibilità. Noi dobbiamo urlare, indignati, che la “mafia è una montagna di merda”, anche se il centro storico funziona, se Bitonto appare bella, se le persone rispettano le leggi.
La guerra si studia nei momenti di pace.
La fame si combatte anche quando la pancia è piena. Si va a lavorare anche se il conto in banca non lo richiede. Questa si chiama dignitá.
E adesso, chi glielo va a spiegare a questi stornellatori improvvisati? Bitonto resisti. Bitontini, resistete ai falsi proclami. E non dimenticate che quel gioiello che avete tra le mani è vostro. È della gente per bene, che deve ricordare il male anche se (e soprattutto quando) sguazza felice nel bene.