Confesso di non aver Visto il Film “La mafia uccide solo d’estate” del 2013, Diretto, Interpretato da Pierfrancesco Diliberto, in Arte Pif, Scritto da Lui con Michele Astori, e Marco Mantani. MI Figuro la delusione dello “studentume” italiettino al Proclama di Pif in quanto, se l’organizzazione criminale sicula si decidesse di versare sangue, anche, d’inverno o (non “piuttosto”, vieto strafalcione grammaticale di moda tra i “radical – chic”) nel lasso di tempo che va dalla metà di settembre fino a giugno, esso potrebbe per qualche mese inscenare cordoglio pubblico, lacrime pubbliche, cortei, fiaccolate, ovviamente, in orario, irrevocabilmente, scolastico, cioè dalle ore 8 alle tredici, dal lunedì al venerdì, ché il sabato, da tempo, ha ripreso a funzionare come il riposo collettivo, d’obbligo, quasi, durante il ventennio del predappiano. D’uopo è la precisazione ché, oltre l’inevitabile per un evento rivoluzionario (ad esempio: la rivoluzione francese si disonorò con la ghigliottina caduta sul capo di luigi XVI e di maria antonietta; quella russo – sovietica con la fucilazione “alla mbam, cioè, nella Lingua di bitonto, senza preavviso”, dello zar nicola II e della sua famiglia) “piazzale loreto” (il cadavere di mussolini, della comare petacci, dei gerarchi fascisti esposti agli sputi della plebaglia, futuro bacino di voti “pro” papaveri della democrazia a venire, di nome, non di fatto), l’italietta soffrì il cinquantennio democattolico, seguito dal ventennio berlusconiano che “atto” si fece e potrebbe (“speremo di no”, bofonchiò Nereo Rocco, protestando contro chi si augurava che vincesse la squadra migliore in una partita di calcio, conoscendo bene lo “schiappume” dei suoi calciatori patavini. IO, invece, MI Auguro che il “referendum costituzionale” prossimo non lo vinca il peggiore) farsi reale un altro ventennio, quello di renzi, se il popolicchio italiettino dovesse trarre, malauguratamente, dalla sua pancia i voti per fargli vincere, appunto, il “referendum” sulla di lui “controriforma” costituzionale. Come in ogni legge fatta “gabbato vien lo santo”; come in ogni regola si nasconde la possibilità di trasgredirla con un’eccezione, così la “ndrangheta” calabrese, non potendo rimandare un’incombenza sanguinaria, già da tempo calendarizzata, il 16 ottobre del 2005 in locri fece” pistolettare” il vicepresidente della regione calabria, Francesco Fortugno, medico, una specie di guardiano della sanità calabrese, considerata il “bancomat” delle ruberie dei collaterali e affiliati alle cosche ‘ndrine”. Quale ingorda occasione per lo “studentume” calabrese e, al richiamo di “internet”, di quello italiettino di organizzare all’inizio dell’anno scolastico un po’ di mesi di “muina”, ipocritamente, solidali con il povero politico assassinato e con la sua famiglia ? Per Parafrasare Dante, quando si puote (con genitori senza palle, con le autorità scolastiche senza fallo, con autorità politiche, grate alla provvidenza, di poter donare al futuro una massa di idioti analfabeti), si realizza ciò che si vuole e i putti, quotidianamente, dalle 8 alle 13, sfilarono per le strade dello stivale, sventagliando striscioni, ov’era stampato, a caratteri cubitali, il lugubre “slogan”: “Adesso ammazzateci tutti”. Però, della serie eduardiana: “Non è vero ma ci credo”, i maschi adolescenti con una mano addetta a mantenere lo striscione, con l’altra a sfregarsi gli zebedei, per esorcizzare la “sfiga”, mentre le femmine adolescenti con una mano a reggere lo striscione, con l’altra ad appoggiarsi su ciò di cui presumevano di andare fieri i loro compagni, in protesta a fianco di esse. Libero Grassi fece ai “non studenti” italiettini il dispetto di farsi assassinare d’estate; tolse loro un facile pretesto per marinare la scuola d’inverno! “Tamen”, se nell’ “Incipit” di questo mio Scritto sono stato Sincero nel Precisare di non aver Visto il Film di “Pif”, con Piacere Informo i miei 25 Lettori di Essere stato Attento Spettatore delle Prime due Puntate della “Fiction” “La mafia uccide solo d’estate”, Ispirata dall’Omonimo Film di “Pif”, e MI Riprometto di essere, ancora, Spettatore delle altre 4 Puntate di Essa, a meno che la morte, data la mia tarda età, non MI Liberi dall'”Essere”, per RiportarMI nel “Caos” del “Non Essere” Eterno. Di questa “Fiction”: Ottima la Regia di Luca Ribuoli, per aver dato alla Narrazione un Ritmo Incalzante, Peculiare nel Tradurre in Figure, fortemente, Icastiche la Drammaticità di Eventi di una, effettivamente, vissuta dai siciliani, dai palermitani, in particolare, sanguinosa stagione dell’attività criminale di “cosa nostra” a palermo dagli anni ottanta ai primi anni novanta. Senza indulgere nella “fascinazione della “mafia”, così S’E’ Espresso nella trasmissione “La vita in diretta” Uno dei Protagonisti della “Fiction”, Francesco Scianna (come, invece, è avvenuto in tanti altri lavori televisivi, cinematografici; come temo sia avvenuto in un documentario, dal titolo “Robinù”, di Michele Santoro, ove incombe il rischio di un’eccessiva empatia un po’ assolutoria nei confronti dei “baby killer” napoletani in cella o, in procinto, di andarvi), la Regia di Ribuoli, con Toni, spesso, Antinomici, Utilizza lo Stile e il Linguaggio Tipico della Trasmissione Televisiva il “Testimone” di MTV, di cui “Pif” è stato Autore e Conduttore. Gli argomenti, gli accadimenti, anche, quelli più scabrosi e delicati, vengono trattati con un doppio registro fatto di ironia e fredda presentazione dei fatti, in una originale alternanza tra momenti comici e di dolorosa Commozione. Tutto il Cast Recitante, Protagonisti o Figuranti in un’unica inquadratura, Bravissimo e, altrettanto, Bravissimi, i Simpaticissimi Bambini Impegnati nella “Fiction”. Trattandosi di fatti di umana, dolosa, dolente gravità, realmente, accaduti in palermo nell’arco di tempo, sopra accennato, sia pure, Rivissuti e Raccontati dall’Azione Scenica di Attori, MI sono, continuamente, Chiesto con angoscia, durante la Proiezione Televisiva delle due Puntate della “Fiction”: “Ma IO in quale stato vivo? Dove, su chi esercitano la loro autorità coloro che sono al vertice delle istituzioni di esso ? Non è che sia lo stato medesimo una istituzione mafiosa, essendo esso il risultato della giustapposizione di formazioni, conglomerati familistici, precipuamente, animati guidati, sollecitati da una sottocultura egoistica (“da mors tua vita mea”) che li chiude gli uni agli altri e li mette gli uni contro gli altri o, peggio, indifferenti gli uni agli altri ? Certo, non in tutte le famiglie italiettine il “virus” della mafiosità è conclamato, ma la visione del mondo dei componenti delle famiglie, di qualsiasi famiglia, non Porta alla Socialità, non Porta alla Creazione della “Polis”, ove dovrebbero Confluire le più Fattive Energie, l’Impegno di tutti i Cittadini, per FarLa Comunità che da Tutti Riceve e a Tutti Ridistribuisce con Equanimità e Giustizia. “Chi più”, “chi meno” tenta con schizoide, iterativa ossessione di soddisfare il proprio “particolare”. “Chi più” è la punta dell’ “iceberg” mafioso; “chi meno” si ritaglia il ruolo della base omertosa del mostro di ghiaccio, distratta dall’attendere a domestici, meschini interessi, che scimmiescamente, non vede, non sente, non parla; che dovesse, per caso, trovarsi in un luogo, ove il sangue scorre o si commette un reato contro il prossimo o i beni del prossimo, non vede e se vede non sente.”Chi più” sono i riina, i provenzano, i mesina denaro, i loro compari, i loro sodali, cioè il cancro di un tessuto asociale, di una massa amorfa di derelitti piccoloborghesi, vegetanti nell’abiezione dell’ animalità, senza alcuna Tensione al “Teorein”, alla Contemplazione del Bene, del Bello, che fondano l’organismo che li incuba, che lo incuba; che producono i professionisti del “politicume”, a cui affidano il compito di agevolare dall’alto delle istituzioni, ove riescono a intrufolarsi, a collocarsi, lo sviluppo delle cellule cancerogene, sì che tutto nel territorio antropizzato sia corrotto e inquinato: il Paesaggio Naturale, le menti, i cuori, i desideri, i progetti, le opere dell'”antropos”. “Quant’è bella la Sicilia vista da lontano!”, Lamenta la Voce Narrante nella Seconda Puntata della “Fiction”, ma vista da vicino, il “Monte Pellegrino”, che sovrasta palermo, è diventato una discarica a cielo aperto e palermo medesima è stata spogliata dei palazzi, delle ville d’Importanza Artistica, Storica che la Onoravano e l’Abbellivano per far posto a ignobili alveari tirati su dai mafiosi mallevadori della speculazione edilizia con l'”imprimatur” di coloro che, se fossero stati Allevati in una vera “Polis” e non in un contesto acefalo di Pensieri, di Sentimenti Etici ed Estetici, avrebbero dovuto impedirla. Il sacco delle grandi città Italiettine: di palermo, di napoli, di roma, ad esempio, “cose di mafia, di camorra, di ‘ndrangheta furono; di picciotti, come ciancimino, riina, provenzano, mesina denaro, cutolo, ecc., ecc., ecc., ma, anche, di colletti bianchi, operanti negli uffici pubblici e privati, in tutti gli organi, organismi statali: dalla magistratura, alle forze armate, alla polizia, alla guardia di finanza, alla grande finanza, alla grande industria, alla politica, si fa per dire. Sindaci, come, ad esempio, ciancimino in galera; consigli comunali sciolti per infiltrazioni mafiose; cuffaro salvatore, detto “vasa vasa”, presidente della regione siciliana, in galera per voto di scambio con la mafia; dell’utri marcello, senatore, ex braccio destro di berluconi, in galera, per essere stato un affiliato esterno della mafia; nicola cosentino, ex sottosegretario in un governo di berlusconi, in galera per commercio camorristico con i casalesi; antonio gava, 13 volte ministro democattolico, inquisito per ricettazione e associazione mafiosa; perfino, il padre dell’attuale capo dello stato, bernardo mattarella, notabile siculo della democrazia cattolica, sfiorato dalle insinuazioni di essere stato mafioso, da quelle del Sociologo Danilo Dolci a quelle di gaspare pisciotta, luogotenente del bandito giuliano, che lo accusò (accuse, a dire il vero, sia le prime che le seconde, da vari tribunali ritenute infondate) di essersi impelagato nella “strage di Portella della Ginestra”, il 1° maggio del 1947, ad opera della banda giuliano, ma commissionata dai grandi agrari siculi, dalla massoneria sicula, dalla mafia contro i partecipanti, contadini, operai, braccianti, che festeggiavano la “Festa del Lavoro”. Di Andreotti, più volte sotto le forche caudine di vari tribunali, pur, sempre, da essi assolto, per scolparsi dall’accusa di essere colluso con la mafia sicula, se ne Occuperà la Storia; comunque, il viatico del suo vissuto non fu, giammai, candido, pur, se egli per anni ha indossato il candido laticlavio di senatore a vita, donatogli da un presidente della repubblica che in fatto di misteri dell’italietta ne sapeva quanto lui, se non più di lui. Ironica nella “fiction”, paradossale per palermo, capoluogo di regione, la denuncia dell’endemica mancanza di acqua in essa. Tragicomico o, pirandellianamente, Umoristico l’indaffararsi dei palermitani, costantemente, in cerca di riempire recipienti di acqua per i loro quotidiani bisogni, anzi, quando tutto mancava o manca si sperava, si spera in giove pluvio, sì che i lastrici solari dei caseggiati si riempivano, si popolano di badili in previsione di piogge, che in una terra non lontana dall’arida africa non sono frequenti. Eppure, nella Indagine di un Bambino i Testi, da Lui Consultati, Attestavano che palermo era attraversata da un fiume gonfio d’acqua, che avrebbe potuto risolvere il problema dell’ indispensabile licore ai palermitani, ma, ahimè, recatosi alla sua foce, dai Libri Indicata, il Piccolo Ricercatore Scoprì che il fiume era, quasi, scomparso, diventato, certamente, per mano dell’uomo mafioso, negli anni un rigagnolo mefitico e inquinato. Ma le autorità regionali sicule, che si avvicendavano da cento anni al “Palazzo dei Normanni” non poltrivano nei loro gabinetti, riccamente, adorni, avevano deciso di costruire la diga di “Garcia”, che sorgeva su terreni dei fratelli salvo, i mafiosi esattori delle gabelle nell’isola, legati al mafioso onorevole lima, colonnello della corrente di andreotti in trinacria, fomite di appalti e subappalti illeciti, di collusioni, corruzioni che si sviluppavano intorno ad essa. Per aver con determinazione indagato sugli intrecci perversi tra politica e mafia, il Giornalista Marco Francese fu assassinato da leoluca bagarella, cognato di riina. Assassinio rievocato nella “Fiction” con Essenziali Inquadrature che dissacrano la terribilità omicida dei boss e Restituiscono gli Eroi dell’Antimafia alla Coerente Dimensione dei Pochi Uomini Liberi dagli esclusivi, chiusi affetti famigliari, per MostraLi, quali “Singolarità” Esemplari per ogni vissuto, per ogni vivente, per ogni vita. Le sequenze, poi, che Raccontano l’assassinio del Sindacalista Placido Rizzotto e del Tredicenne Giuseppe Letizia, il pastorello che aveva assistito al suo brutale olocausto, MI hanno, quasi, Fatto Sentire Testimone di ciò che l’uomo può Immaginare per Innalzarsi alla Dantesca Visione, all’Intuizione di Dio o per inabissarsi nelle tenebre dell’umanità più abietta. E MI hanno Riportato a T.W. Adorno quando Dice che il Senso della Letteratura, ma di qualsiasi Opera d’Arte, di qualsiasi Opera del Pensiero, in generale, Aggiungo IO, “è come il senso della vita…Mai astratto! Sempre nel quadro… o nella sfera… o nella cornice… di situazioni specifiche!”. Cioè, lo scempio del Lavorio della Natura per far Emergere la Sicilia, tal l’Epifania del Sublime e l’accanirsi dell’uomo per far di Essa un ricettacolo di monnezza e un letto per far, ininterrottamente, scorrere, ieri, oggi, domani, il sangue dei suoi simili.