“Vado via ma a testa alta”.
Così,maurizio lupi ha formalizzato le sue dimissioni da ministro delle
infrastrutture e dei trasporti nel governo renzi (dopo averle, prima,
annunciate nel “talk show” di bruno vespa, la cosiddetta “terza camera”,
secondo il linguaggio tra l’ironico e il sornione di andreotti, solo non proba
anima, ormai!) davanti all’emiciclo di montecitorio, quasi, deserto, in
compagnia, al banco del governo, imbarazzatissima di alfano, il capo del suo
partito, l’ncd”, e della “putta” ministra madia, assolutamente,
disinteressata dei guai del suo collega e, ostentatamente, intenta a digitare
il suo cellulare, manco a dirlo, di nuova generazione.
“A testa alta”?
Nella
speranzella, forse, di percepire tra le
nuvole, che incombevano sulla sua testa e sulla sua carriera, costruita tutta,
atteggiandosi, istante dopo istante, accidente dopo accidente, occasione dopo
occasione, a strenuo, affidabile “baciapile ciellino”, il buon Dio, certo di
ricevere da Lui quella assoluzione dai suoi peccati e, quindi, la conservazione
dei “cadreghini” ancora, rimastigli, che gli permetterebbero di salvare il
salvabile della sua immagine, cambronnata dal terremoto mediatico, su di lui abbattutosi.
”Sed” il lupi non sa o, mai, s’è curato di sapere che il Dio, in alto nei
cieli, è il Padre di Gesù, di cui i Vangeli ci Raccontano, non di don giussani,
il fondatore di “comunione e liberazione” che dal 1954, di transumanza in
transumanza, ha coinvolto oltre 300.000 pecorelle, in tutto il mondo diffuse, in una fede
arrogante, esclusiva di qualsiasi altra visione del mondo, poi, nel 1975 in una
“setta” politica, il “movimento popolare” che nel 1985 si fornisce di un
braccio economico, la “compagnia delle opere” dai lunghi tentacoli, dalle
prensilissime mani nei settori della sanità, dell’energia, della finanza,
dell’immobiliare, dei fondi europei.
Inoltre, la “compagnia delle opere” aveva,
fino a qualche giorno fa, il suo “pivot” in maurizio lupi, posizionato al
ministero dei trasporti e delle infrastrutture con l’incarico di ministro, su
cui incombeva la delicata responsabilità di controllare la regolarità degli
appalti per le grandi opere pubbliche,
ché non fossero dati agli amici degli amici.
Sta di fatto che lupi ne aveva di
amici!
Ne aveva uno di ventennale esperienza nel ministero, di cui si fidava,
che dava gran parte degli appalti o la direzione dei lavori delle opere
pubbliche a un cielllino, pensate, o nostri 25 Lettori, per puro caso e
coincidenza, amico di vecchia data del lupi.
Comunque, lupi, da grande ingenuo,
non s’accorgeva che a codesto suo amico di fede giussanea il suo potente
collaboratore ministeriale, di cui, Ripetiamo, si fidava, affidava gran parte
delle opere pubbliche e, ovviamente, una inestimabile quantità di palanche
dell’erario italiettino,
immaginiamo, per rispetto nei suoi riguardi, senza
pretendere da alcuno per pura gratitudine, come dice l’avvocato difensore del
presunto reo, neanche la miseria di un euro.
Senonché, al lupi arrivò il
momento di inorgoglirsi della laurea in ingegneria civile, dal figlio luca
conquistata con la lode, e fece l’errore di partecipare il lieto evento
all’amico di fede giussanea che, immantinente, senza la sua approvazione, a sua
insaputa, donò al neo ingegnere un “rolex” del valore di 10mila e rotti euro.
Immaginate, o 25 lettori, l’indignazione di lupi (nella sua autodifesa in
parlamento lupi ha lamentato che il figlio aveva il dovere di non accettare il
“rolex” e con forza s’è gloriato che lui non avrebbe, giammai, accettato un
simile regalo, anche e soprattutto, perché era, già, in possesso di simile
prezioso oggetto) nel venire a sapere dalle indagini della magistratura che il
figlio amato aveva accettato un prezioso regalo da colui a cui il ministero, da
lui guidato (????), sempre a sua insaputa, regalava l’esclusiva di importanti
lavori pubblici.
Ma il lupi alla verità dei contenuti dei suoi colloqui
telefonici non poté sfuggire, dai quali emergeva il suo “familismo amorale”,
che è degli italiettini tutti. Alzino la mano quei genitori italiettini in
grado di poter scagliare la prima pietra di non aver peccato, ad esempio, in
occasione degli esami di maturità di un loro figlio, nel mettere in moto
eserciti di “facilitatori” di qualche voto in più presso le commissioni
esaminatrici del loro pargolo!
Ebbene, dalle intercettazioni telefoniche il
lupi implora il suo collaboratore ministeriale di ricevere il suo luca ché gli
dia dei consigli sul modo più spedito di trovare una occupazione.”Mutatis
mutandis”, il lupi chiede al suo collaboratore ciò che in veste di ministro e
per salvare la dignità della sua carica non avrebbe potuto e dovuto chiedere:
di trovare un lavoro a suo figlio, Richiesta, che il suo influente sottoposto evade,
pregando, sempre, a insaputa di lupi, l’amico giussaneo del ministro di
destinare il neo ingegnere della schiatta “lupina” alla direzione dei lavori in
qualche suo cantiere.
Eppure, il 9 maggio 2014, lupi, ministro dei trasporti e
delle infrastrutture, uno dei dicasteri più a rischio corruzione per la massa
di denaro, che ogni giorno gestisce, amministra, pose la sua firma sul “Codice
di comportamento del Ministero dei trasporti e delle Infrastrutture”.
Tale
Codice sforna regole e indirizzi severissimi ”per tutti i dipendenti in
servizio a qualsiasi titolo, a tempo indeterminato e determinato” e stabilisce
con chiarezza che il dipendente del ministero ”non chiede, né sollecita per sé
o per altri regali o altre utilità”, a meno che i regali ricevuti, ma non
richiesti, non superino il valore di 150 euro.
Nel caso i dipendenti, a loro
insaputa, dovessero trovare sulla loro scrivania regali di più importante
spessore hanno l’obbligo di restituirli o di affidarli in custodia alla
direzione del ministero che deciderà dove e come utilizzarli.
Invece, lupi e
figlio avrebbero ricevuto regali di importi superiori, eleganti abiti
sartoriali, perfino, e lupi padre si sarebbe mosso, con la greca di ministro,
per una sistemazione lavorativa del figlio.
Insomma, per Riprendere il Discorso
su “cl”, prima accennato, la fede e l’acqua santa, l’una come paravento, l’altra per rendere
gradevole, tollerabile agli occhi degli allocchi il calore infernale che, da
sempre, si sprigiona dai vorticosi intrecci finanziari e affaristici degli
imprenditori che hanno indossato, indossano il saio della creatura inventata,
non per grazia del Dio, Ripetiamo, dei Vangeli, dal prete di desio, per essere
vicino con i suoi sodali, accoliti al potere, alle fonti del malaffare,
spessissimo, che il potere mette a disposizione degli ingiusti, a dir poco, o
per essere, mai dire mai, potere.
Il pontefice karol iòzef wojtyla stravedeva
per l’“opus dei” e per “comunione e liberazione”; prima che bergogliosuccedesse a ratzinger, in vaticano girava l’auspicio che “cl” potesse
impadronirsi della cattedra di pietro con il cardinale scola, patriarca di venezia, e di palazzo
chigi.
Per quanto riguarda il primo obiettivo “cl” ha fatto “buca”; per quanto
riguarda, invece, il secondo la “setta” ciellina ha aiutato enrico letta e
matteo renzi a salire le scale del palazzo che fu (poteva essere diversamente
?) di agostino chigi, discendente da una famiglia senese dedita alla mercatura
e allo strozzinaggio, CI scusino i nostri 25 Lettori, al credito bancario.
E’
una stima in o per difetto: sarebbe di 70 miliardi il fatturato delle imprese
coalizzate nella “compagnia delle opere”, “matrimonializzate” con le “coop”
rosse. Come dire, il cattocomunismo dei sesterzi!
Siffatto matrimonio è stato
possibile combinarlo ché le simpatie e le adesioni a “cl” sono arrivate da
diversi ambiti sociali (ad esempio: bersani, figlio di un gestore di pompe di
benzina; lupi, se ricordiamo bene, figlio di un ferroviere; enrico letta,
figlio di un professore universitario pisano, nipote di gianni letta, fedelefactotum di berlusconi; rutelli, scaturito da una famiglia appartenente alla
buona (?) borghesia romana; il suo bisnonno era un famoso scultore
palermitano, ma a roma stanziale) e, solo, formalmente, di diverso credo
politico. Ecco, spiegati gli “errori e le timidezze” del pci, di cui ParlaGalli della Loggia nel suo ultimo Lavoro ”Il golpe invisibile”: la discesa agli
inferi del pci, poi del pds, poi del ds, poi del pd fino al pd di renzi fu
favorita dai napolitano, dai d’alema, dai veltroni, dai bersani, dai mille e mille
altri revisionisti, come loro (è un eufemismo), in quanto fantoli della media e
piccola borghesia delle professioni e dei mestieri, storicamente, avversa a
qualsiasi cambiamento, timorosa di perdere il suo prestigio, se l’establishment sociale, politico, economico corresse il pericolo di essere
messo in discussione, culturalmente,
problematizzato.
Da Chi, da Cosa?
Se, ad esempio, fossero, pienamente,
realizzati i Principi, gli Ideali
fondanti della Costituzione Italiana, Sintesi mirabile delle Motivazioni
eroiche per cui tanti giovani si buttarono nella lotta non solo contro i
tiranni nazifascisti, “sed etiam” contro la struttura economica – finanziaria
mondiale che dava vita, a fasi alterne dei rapporti tra i popoli, a sistemi
dittatoriali. Solo tinti di colore diverso i nostro politici di ieri e di oggi,
ma alla fine, o perché, ideologicamente, convinti, convinzione nel loro
inconscio rimossa, o perché sia la
grande, che media, che piccola borghesia da cui essi provenivano, non perde, giammai, il vizio di essere la
serva sciocca dell’eterna ingiustizia planetaria.
Pertanto, non deve
meravigliare, né sorprendere che ricchi e poveri; bianchi, rossi, verdi, neri,
politicamente; giovani e maturi padri di
famiglia abbiano guardato e guardino a “cl” come a un calderone, ove è
possibile conquistarsi amicizie da sfruttare, da utilizzare per sviluppare
“cursus honorum” o, semplicemente, per sgraffignare un “posto” di lavoro. Forte
di codeste adesioni, non proprio ispirate da Etica cristallina, “cl” ha contribuito
all’ascesa di renzi, che disegna, quale rovescio della medaglia, la parabola
discendente della Democrazia, dalla Costituzione prefigurata, verso il progetto
piduistico – gelliano di una repubblica ove l’esecutivo abbia interminato peso
nella vita politica della nazione, senza efficaci, istituzionali contrappesi.
E, forse, tanto tradimento costituzionale non è più un progetto, ma è la realtà
che, giornalmente, stiamo soffrendo, rassegnati, volgarmente, infatuati, dal
fare di renzi, per fare i suoi interessi e quelli delle cricche dei poteri
forti italiani, europei, internazionali, perfino, che lo sostengono.
Stiamo
parlando di massoneria?
Anche! Che ha la vista lunga! Della quale bisogna
dubitare, se non temere qualsiasi imprevedibile machiavello nel costruire personaggi
che appaiono, improvvisamente, sulla ribalta politica del pianeta in veste di
profeti del buon governo, pronti a spazzare via dalla Terra l’ingiustizia, la
fame, la povertà, le discriminazioni razziali, di genere, salvo a risultare gli affascinanti gattopardi che con la parola
reboante riescono a rendere sorde le folle, che fanno da sgabello al loro
potere, disponibile a liquefarsi, se non più adeguato alle aspettative,
progettualità dei loro grandi elettori, tutori, non di rado, da loro
sconosciuti.
C’è qualcuno tra i nostri 25 Lettori che, nel Condividere siffatte
nostre Argomentazioni, non stia Pensando
ai kennedy, alla “perestrioka” di gorbaciov, alla speranza accesa da barak
obama negli “uomini e donne di colore” degli “states”, al francescanesimo di
bergoglio ? Personaggi politici la cui
apparizione ha avuto e avrà un prezzo (dei quali bisognerebbe Indagare il
mistero della loro apparizione sugli instabili scranni del potere): la
conservazione “ad aeternum” di ciò che è, è stato nella Storia dell’uomo.
E nel
nostro piccolo spazio e tempo italiettino non sarebbe igienico Illuminare la
oscura facilità, inusitata in paese che ha permesso solo alle sgarrupate
carambane di attingere i vertici delle istituzioni, con cui un renzi trentasettenne,
senza grandi qualità intellettuali, se non la sua inossidabile faccia di “lato b”,
abbia ”impollinato” 60milioni di italiettini ? Il “busillis” lo decritta lupi,
quando dice: “Inciucio è esattamente la parola che non dobbiamo mai usare, come
ha detto Berlusconi, riprendendo il monito del capo dello stato: si può essere
diversi, scontrarsi in campagna elettorale con proposte alternative, ma per il
bene del paese ci si può impegnare insieme per governare. Questo è il principio
che deve ispirarci”.
Evviva, quindi, le larghe intese: non importa chi le deve
coordinare e farsene interprete, purché, con un’immagine tratta dal questionare
dei vecchi liberali, chi per censo, chi per antico lignaggio, chi per il
possesso di una faccia di bronzo, pur di modesti natali, inserito nel “cerchio
magico”, continui a intingere le mani nel “barattolo di marmellata”.