Per caso, M’è capitato di Analizzare un “video” in cui è stato ripreso l’insediamento ufficiale a “palazzo gentile” e la proclamazione, altrettanto, ufficiale di tal abbaticchio a sindaco di bitonto. Non per caso, M’è Capitato di leggere, ché, “cotidie”, Scorro il “dabitonto.com”, una breve Nota sul Giornale cibernetico, Diretto da Mario Sicolo, a firma di Michele Cotugno sul medesimo evento. Incominciamo col “video”. Innanzitutto, con immensa maraviglia, Osservo un’atmosfera un “cincinin’ “ dimessa, Direbbe il Comico Crozza, non da Cerimonia in cui sessantamila cittadini sono pronti ad un affettuoso “osanna”, non gridato, ma “in interiore”, a colui che per altri (purtroppo) 5 anni sarà l’autore delle scelte che peseranno sul destino della comunità in cui vivono. Insomma, un’atmosfera da riunione di condominio in cui i rassegnati condòmini si dispongono ad addossarsi per molti anni un mutuo per far fronte o mettere una pezza a/su errori, da essi commessi, avendo avuto fiducia in chi, cioè il capo del loro condominio, parlava di “follie di progetti pensati dalla sua amministrazione” e, magari, scimmiottando il renzi, sentendosi egli stesso un renzi “bonsai”, proclamava, affascinandoli: “Io scrivo il futuro, non il passato”. Che dire, poi, di tal abbaticchio in “jeans” e privo della “fascia tricolore”? Qualcuno potrebbe obiettarMI che tal abbaticchio non aveva indossato la fascia tricolore, ché aspettava la lettura del verbale da parte del presidente della commissione elettorale in cui si certificava la regolarità delle votazioni e della sua elezione a sindaco di bitonto. Allora, una domanda: “Se tal abbaticchio non fosse stato al secondo mandato,”sed” al primo, non avrebbe avuto accanto a sé, durante la cerimonia del suo primo insediamento a “palazzo gentile”, il suo predecessore con la fascia tricolore, che gliel’avrebbe passata e fatta indossare, appena, terminata la lettura del verbale, testé citato”? Evidentemente, tal abbaticchio, pur, da 5 anni sindaco di bitonto, non sa che l’amministrazione comunale non prevede la ”sede vacante”, cioè, un periodo che si verifica quando un’istituzione resta priva di un capo, di un responsabile, di un presidente. Per evitare un vuoto di potere, questa circostanza viene regolamentata. Pertanto, a meno che un sindaco non stenda i piedi o che, in qualche modo, non venga impedito (ad esempio, non molto raro: un significativo mandato d’arresto) nell’espletare le sue funzioni, egli rimane sindaco per l’esercizio dell’ordinaria amministrazione e autorizzato ad indossare la fascia tricolore, della quale si svestirà, che farà indossare al suo successore all’atto della proclamazione a sindaco di costui. Nel nostro caso, tal abbaticchio, succedeva a se stesso: era, ancora, titolare della carica di sindaco, con facoltà di indossare la fascia tricolore, prima della sua proclamazione a sindaco per un secondo mandato. Quindi, per ignoranza del corretto svolgimento della cerimonia di proclamazione a sindaco, non so se per imperio di tal abbaticchio o per servile devozione dei numerosi famuli dello stesso, s’è assistito non solo a un ridicolo, “sed etiam”, pietoso, meschino siparietto: terminata la lettura del verbale, qualche attimo di ”suspense”, ed, ecco, comparire sul proscenio un valletto compassato (lo avranno sottoposto ad ore di prove ché egli apparisse coinvolto nel ruolo di ”vallettante”) con l’incarico di consegnare a tal abbaticchio la fascia tricolore e aiutarlo, senza fargli male, ad indossarla. Nemmeno i vescovi, durante le cerimonie, si fanno più portare, servilmente, dai chierichetti, che li attorniano, i sacri paramenti e, soprattutto, evitano che altri si prendano lo sgradito incarico di scoprire la loro cervice della mitra o della tiara. Invece, tal abbaticchio, ha utilizzato, nel farsi proclamare titolare del “cadreghino” bitontino, metodi “d’antan”, mentre pretende dai nuovi consiglieri di “essere giovani sotto tutti i punti di vista”. Una inutile frase fatta, come vedremo! Aere dimesso, anche, per la sciatteria del suo breve, scorretto, impreciso concionare con cui tal abbaticchio ha inaugurato il nuovo quinquennio, da sindaco di bitonto. La Preside Carmela Rossiello in una intervista aveva parlato di propositi carrieristici di tal abbaticchio, che avrebbe in animo di perseguire all’interno di un ”pd” bitontino riunificato. Ebbene, sì: la carriera è ciò che conta per codesti quarantenni! Dai loro gesti, dalle loro azioni, dal loro argomentare si vede, si nota che non hanno Passioni, Amore per il Prossimo, per le Idee, gli Ideali, in quanto nel loro “background”, essendo loro stata data, offerta una scuola diplomificio, non Hanno, non Possiedono la Cultura, cioè la Visione del Mondo, Umanistica, che è il Curioso Coltivare la Conoscenza dell’Uomo nella sua Fisicità e nella sua Interiorità, del Mondo, della Natura nella quale Egli Deve, Razionalmente, col suo Simile RelazionarSi. La Parola Scuola Deriva del Greco ”Skhole”, che significa “Tempo Libero”. La Scuola è il Luogo ove si Libera il Tempo e, quindi, il Vissuto dell’Uomo da tutto ciò per cui l’uomo, quando tutto va bene, rimane un “animal”, un essere vivente, se non, esclusivamente, un vegetante, ché una, sia pur, embrionale consapevolezza del vivere, un minimo di passionalità, un minimo di affettività è rintracciabile in molti animali e, persino, nelle piante, se è vero che esse reagiscono, positivamente, alla Musica di Mozart, mentre 220 mila idioti, istericamente, folleggiano per la robaccia di vasco rossi. Non un discorso bello, affascinante tal abbaticchio avrebbe dovuto Sentire l’Obbligo Etico di Proporre alla Cittadinanza che gli ha, frettolosamente, rinnovato la fiducia, ma un Discorso Vero, Puntuale nell’ Indicazione dei problemi a cui egli e i suoi “fidi” dovrebbe Attendere e la cui Risoluzione non merita ulteriori rinvii; delle Linee Guida del ”buon padre di famiglia” dalle quali trarre la corretta Ispirazione nella scelta delle Priorità Amministrative da Aggredire con costante Coerenza, Determinazione. Non l’affrettato tagliersi d’impaccio e d’impiccio da parte di tal abbaticchio, gettando sul futuro di bitonto e dei bitontini l’indeterminato, il generico obiettivo ”di portare a termine quanto iniziato in questi 5 anni”. Cosa, allora, è stato iniziato che dopo 5 anni non è stato “portato a termine”? No, e – grege tal abbaticchio, non la fascia tricolore ti pesa di più dopo 5 anni, ma la città dei bitontini, le loro annose “grane”, delle quali non ti sei presa, giammai, la briga di conoscere e valutare la drammaticità. E per finire, la banale, scontata sviolinata ad un consiglio comunale ”molto più giovane di prima”. E’ scandalosa in tal abbaticchio non solo la imprecisione lessicale, ma, anche, la scorrettezza formale nella costruzione delle frasi e dei periodi. Di cosa, di chi il nuovo consiglio comunale “è molto più giovane”? Anche, la mia Collaboratrice Domestica avrebbe Detto o Scritto: ”di quello di prima”. Che il nuovo consiglio comunale sia più giovane di quello di prima, tal abbaticchio, con l’ellissi, non giustificata, del verbo evincere o appurare, va a pescare la novità “nelle carte d’identità ma mi auguro che ci possa essere sotto tutti i punti di vista”. I miei 25 lettori concorderanno con ME che il dire o lo scrivere di tal abbaticchio, appena trascritto, possa, debba, ancora, dalla mia Collaboratrice Domestica, essere Emendato in siffatto modo: ”E’ un consiglio comunale molto più giovane di quello del trascorso quinquennio e tanto si evince o viene appurato dai dati anagrafici dei singoli consiglieri e mi auguro che alla giovinezza dei consiglieri si possa nel quinquennio prossimo aggiungere la Giovinezza del loro Pensiero, della loro Azione Politica e Amministrativa”. E – grege tal abbaticchio, il tuo sproloquiare di vecchi e di giovani, della di essi contrapposizione, è una caratteristica dei quarantenni alla renzi, il rottamatore del passato dei vecchi e l’inseguitore del futuro, dai giovani egemonizzato. Se tu e renzi aveste studiato il Latino nei liceucoli, da voi frequentati, con mesi di ammutinamenti ed occupazioni di istituto, Sapresti che “giovane” nella società romana era ”qui juvabat rem publicam”, chi o colui che giovava alla repubblica, in mano ad una oligarchia di ladroni, di grassatori, di imperialisti, di schiavisti. Di più, nella società romana erano contemplate tre classi d’età: quella degli “adulescentes” (0 – 16 anni), quella degli “juvenes” (16 – 45 anni), quella dei “senes (45 – usque ad mortem). Se, quando frequentavi il tuo liceucolo, avessi Letto il Primo Canto del Purgatorio, Sapresti che Dante, prima di scalare la montagna del Purgatorio, vide presso di sé ”un veglio solo, /degno di tanta reverenza in vista, /…/. Lunga la barba e di pel bianco mista /portava a’ suoi capelli somigliante/…”. Il Veglio era Catone Uticense, UccisoSi ad Utica nel 46 a.c., per non vivere nel regime di servitù cesariano, non ancora cinquantenne, ma per Dante, come per i romani, la vecchiezza incominciava nel 46° anno di età. In quale modo siffatti giovani avrebbero potuto giovare ad una repubblica in mano a banditi, criminali, invasori di tre continenti? Non Intellettualmente, i detentori della repubblica non affidavano loro alcun Compito, in cui dovessero Servirsi della Mente, del Raziocinio, della Sensibilità; essendo codesti giovani nel pieno della loro floridezza fisica avrebbero potuto giovare alla repubblica con la ”mentula”(il pisello), producendo carne da macello per le legioni romane; combattendo nelle numerose campagne militari in cui i detentori del potere impegnarono gli eserciti romani nelle guerre di conquista, prima nella penisola italiana poi, nei territori gravitanti intorno al mare mediterraneo, poi all’interno (est, ovest, nord) dell’europa. Perciò, e – grege tal abbaticchio: esclusivamente, per i loro dati anagrafici i giovani non sono, affatto, automaticamente, deterministicamente, portatori di Novità, a meno che non si Rinnovino, Facendosi venire i calli al culo con lo Studio; Concettualmente, Liberandosi da/di tutti i lacci, le croste sottoculturali del passato; altrettanto, per i vecchi, non gli anni in vita o di vita possono autorizzarne la Saggezza, a meno che non siano stati Vissuti con la Mente e col Cuore, come Sanno Coloro che per la Saggezza la vita comoda, qualunquistica, tra i vili, dai vili integrata, omaggiata Rifiutarono, tanto per Parafrasare il Divino. Pertanto, prima di sperare che i giovani, entrati in consiglio comunale, siano giovani ”sotto tutti i punti di vista”, cerca di considerare, coscientemente, se, per caso, tu, sebbene quarantenne, non sia un vecchio “sotto tutti i punti di vista”. Picasso, infatti, Lamentava che ”Ci si mette tempo a diventare giovani… ho impiegato una vita per imparare a diventarlo”, cioè, a Giovare non ai ladroni, ai criminali, non ai guerrafondai, ma al Bene, alla Comunità dei Giusti, alla Natura, all’Arte, alla Scienza, alla Poesia. Un Invito, o tal abbaticchio: sono certo che tu sappia che IO non sono credente e tanto meno paolino, ma Sprono te, che fai il credente cattolico, che ti si vede, spesso, compunto, con le mani giunte, addormentate sulla fascia tricolore, circondato da ciurme di fedeli all’anagrafe, al seguito di statue di madonne, di presunte, se non false reliquie della croce, di culle con statue di cristo morto, a Leggere la “Lettera ai Corinzi” di san paolo, di cui ti trascrivo l’”Incipit”, Sperando che tu, Trovi il Tempo, ché impegnato nel limitare gli appetiti di poltrone dei tuoi sodali (un mese è trascorso dalla tornata elettorale amministrativa e niente si sa della prima convocazione del consiglio comunale e della formazione della nuova giunta amministrativa), per completarNe la Lettura: “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, /ma non avessi l’amore, /sono come un bronzo che risuona /o un cembalo che tintinna”.”Omnia vincit Amor: et nos cedamus amori” (Virgilio, Bucoliche x, 59). Cedi all’Amore, e – grege tal abbaticchio! Le tue parole, le tue azioni, starei per dire, anche, le tue omissioni, saranno dell’Amore Frutto, ed eviterai di fare, ognora, brutte figure, che ad un sindaco di una città di Antico Spessore Culturale, non si possono perdonare.