Caro ME STESSO,
TI Scrivo per PorMI a Distanza da
TE, per PorMI Difronte a TE, per
OggettivarMI in quanto “objet” significa “ciò che ci sta difronte”. Così Opero
ché la soggettiva, personale, individuale apertura all’esaltazione o alla
depressione non sia confusa, non sia dissolta nella Considerazione di ciò che
Sei stato, di ciò che Sei.
Eludo la Considerazione di ciò che Sarai, in quanto
TU e IO Siamo Vicini a Navigare nel “Nulla Eterno”. La tua Storia ? EccoLa:
tanti pesci in faccia, domestici, prima di tutto, “extra tua moenia”, dipoi,
tanti errori, tante sofferenze, tanta solitudine, “sed”/ “tamen”, da essi, per
essi, grazie ad essi, su di essi tante Riflessioni, Meditazioni. E’ Utile
Ribadire, ché i nostri 25 Lettori Incomincino, già dall’ ”Incipit” della Presente
Epistola, a TE da ME Rivolta, a CostruirSi una Germinale Idea di ciò che Sei
stato, Sei; che la tua Weltanschauung, la tua Visione del Mondo, la tua Cultura,
insomma, Si è Sostanziata, Si sostanzia più sul Riflettere, più sul Meditare
sul tuo Vissuto che sui Libri. Anche se i Libri Contano (e come) per la nostra
Liberazione dalla comune, omologata umanità che percepiamo, di cui annusiamo i miasmi sin dal nostro
primo vagito, che è un Grido di Protesta per essere stati gettati nel
dimidiamento dell’essere qualcosa, qualcuno, quando nel “Non Essere”, nel Magma
di Esso Siamo Arricchiti delle Infinite Possibilità, Potenzialità di essere. Pertanto,
sarebbe, ora, finalmente, Eticamente, Igienico che TI battessi il petto, che
Recitassi, Intonassi il “mea culpa” per
aver dissipato la tua Giovinezza nella rara Dimestichezza con i Libri.
Comunque, non per assolverTI (non per niente TI ho “Oggettivato”), su tutto si
può, da tutto si può Filosofare, che per Platone del “Timeo” è l’Usare il Sapere
a Vantaggio dell’Uomo. Nei Libri c’E’ il Sapere, nel Vivere, eziandio, che, a
volte, Emerge, anche, dal Cadere, che è Esperienza, come è Esperienza RialzarSi
dalla Caduta. “C cheut e s rialz, nan s doic cadiut (Chi cade e si rialza non
si dice caduto), Proclama un bellissimo Adagio nella Lingua bitontina. In
realtà, caro ME STESSO, non sei mai stato un Modello d’Impegno nello Studio:
sin dall’età premeva, in cui eri uno scolaretto di scuola d’infanzia e di
scuola primaria, per non parlare della tua adolescenza e della tua gioventude ,
pur preso dall’albagia di Frequentare il Ginnasio e il Liceo Classico, sei
stato uno scolaretto e uno studente mediocre, modesto; poche volte, promosso a
giugno, spessissimo, rimandato ad ottobre in discipline che andavano
dall’educazione fisica, al disegno, alla matematica, alle scienze, al Greco,
alla Storia dell’Arte. Nel Primo Liceo Classico, addirittura, subisti l’onta
della bocciatura in tutte le discipline curricolari e, per punizione, la
crocifissione della ripetizione dell’anno scolastico. Per non parlare, ancora,
dei tuoi rapporti estremamente, conflittuali con i tuoi pari d’età e con i
tuoi insegnantucoli, a causa dei quali
TI meritasti parecchie sospensioni dalle lezioni Sì, insegnantucoli, di
scolastica erudizione e senza alcuna Passione per la “Paideia”. Erano papine e
mammini piccolo – borghesi di parruccona, quindi ipocrita, moralità, plasmati
dalla ideologia fascista, i cui disvalori erano: “Dio, Patria, Famiglia”. Da
studente (???) di Liceo, non poche volte, marinasti la scuola, pescato, ovviamente,
da metaforici calcioni (in Verità, Vi Dico, o miei 25 lettori, non, sempre,
metaforici), a gara, da tutti i tuoi famigliari (in casa tua nei tuoi confronti
erano tutti generali: i tuoi genitori, i tuoi fratelli e sorelle, il nonno e la
nonna, la governante dei nonni, i compari di san giovanni, perfino; l’unico
soldato semplice, senza diritto di parola, o, “tout court”, senza diritti, eri
TU), se la segreteria del Liceo o qualche spiata delatrice li avesse avvisati
che durante le ore scolastiche eri intento a giocare a biliardino nella sede
della democrazia cristiana, senza essere, già da allora, non cristiano e tanto
meno cattolico, o, se il marinare le lezioni avveniva in primavera inoltrata,
non era improbabile che avrebbero potuto rintracciarTI a bagnarTI le chiappe
chiare in riva al mare dell’allora bellissimo Borgo Marinaro di Santo Spirito
che, pur non più frazione di bitonto dal 1938 per decreto di mussolini, continuava
ad essere incardinato nella diocesi di bitonto – ruvo e ad essere la esclusiva
stazione marinara dei bitontini agiati ed oltre l’agiatezza economica. MI Corre
l’onere, però, di Mettere a Parte i miei
25 Lettori della tua inconsueta, paradossale Coerenza di “bastian contrario”: quando i tuoi
(non) compagni di Liceo si mettevano in ordinata fila per entrare in classe, TU
facevi di tutto, poiché eri uno sgarrupato lazzarone, per uscire dalla fila e
darti alla macchia; se, per qualche raro accidente, eccezionalmente, la truppa
studentesca si ammutinava, TU, da solo, unica mosca bianca in tutto il Liceo,
entravi in classe, sotto una pioggia di insulti di essa, dei bidelli, dello “staff”
della segreteria, del corpo insegnante che, per colpa tua, avrebbero dovuto
tenere l’istituto aperto, per tutto l’orario canonico. E, magari, era una
giornata con mezzo metro di neve e l’edificio non era riscaldato! Ciò Detto, i
miei 25 Lettori avranno l’Opportunità
postuma di FregiarTI dell’Alloro dell’Onestà Intellettuale tua: studiare,
frequentare le lezioni scolastiche non TI piaceva e le disertavi, senza però
indossare le cipolle agli occhi e lacrimare per i fatti tragici che,
quotidianamente, avvenivano, avvengono nel mondo, in “onore” dei quali i putti di oggi, agìti dalla loro delittuosa,
umana stronzaggine, fanno lo sciopero del loro Dovere Scolastico, accodandolo
alle festività natalizie e di fine anno, magari con le rituali, illegali
occupazioni degli edifici scolastici, per trovare un’alcova ove consumare la
loro naturale vitalità sessuale. E’ dal ’68 del secolo scorso che i “non
studenti” si macchiano dei crimini di occupazione di pubblici edifici, di
interruzione di pubblici uffici e le autorità scolastiche centrali e
periferiche, magistratura, corpi di polizia si macchiano, altrettanto, del crimine di omissione di atti di ufficio
nel non reprimerli. Per viltà, o perché dal potere politico viene diffusa la velina
che, sebbene la frequentazione di una qualsiasi scuola non debba essere ad
alcuno preclusa, preclusa debba essere la Cultura che Libera dall’ignoranza e rende
la plebe “cittadinanza Attiva”? Ripeto: TU non Attendevi agli Obblighi, agli
Impegni non di tuo gradimento e Li rifuggivi, Responsabilmente Consapevole che
ne avresti pagato il fio, come, sistematicamente, regolarmente, avveniva; i
pargoli, invece, delle papine e dei
mammini italiettini del ventesimo secolo, ai quali, altressì, non piace il
“Cibo Culturale” che Inorgogliva Machiavelli, appena svegli, s’informano
attraverso “internet” in quali parti del mondo qualcosa di infausto, di,
delittuosamente, terroristico sia avvenuto, sia stato perpetrato; se la Natura
si sia Risvegliata con qualcosa di apocalittico, e, vigliaccamente, contando
sul numero in cui fanno strame, scempio della loro individualità,
coglionamente, mettendosi in gramaglie per condividere, solo nelle ore di
scuola, il dolore dei famigliari delle vittime, chiudono tutte le porte e le
finestre ai loro precipui Compiti, Doveri e si privano di attimi, di ore, di
giorni in cui, Interrogando i Grandi, ché lo Studio è la Passione della
Eccezionale (Dis)Umana Grandezza, Potrebbero Essere Migliori, certamente, dei
loro parenti, di coloro che, per caso, o per sbaglio, diedero la vita ad un
corpo, ma non somministrarono in quel corpo la Vita, l’Afflato dello Spirito.
Caro ME STESSO, negli anni in cui TI facesti strappare, consapevolmente,
onestamente, senza alibi, molti aquiloni, in cui erano Racchiusi i Sogni,
indubbiamente, non tuoi, di Essere “in
progress” esistenziale, continuamente, meno Ignorante, molto TI Intrigava il gioco
del calcio: lo Praticavi TU a livello molto, molto, parrocchiale e TI piaceva Vederlo
Giocare dai Campioni di ieri, ma anche da tanti tuoi Amici (Ricordi il Generale Gino Ricapito e il Fratello
Gemello Mario, Cardiologo, il Rag. Nicola Antonino, Funzionario della Regione
Puglia, l’Avvocato Roberto Ancona, Funzionario della Regione Toscana ?) che,
pur non a livello professionistico, Trattavano la “pelota” su campi in terra
battuta come oggi non saprebbero fare, addirittura, strapagati bellimbusti di
serie “a”. Sia a livello professionistico che a livello dilettantistico
ineffabile, indicibile era la Bellezza dei Gesti Atletici e Tecnici: la
plastica eleganza dei voli di Moro, le perentorie uscite di pugno di Sentimenti
IV, le rovesciate mirabolanti di Parola, di Piola, la classe di Boniperti e il
gioco del calcio era così, tecnicamente, esteticamente, corretto, che rari
erano gli infortuni degli Interpreti di esso. Il Divertimento dei calciatori
era tanto, “pauca erat pecunia”, mentre, oggi, poiché vincere una partita
comporta il premio di migliaia di euro, calcioni, sgambetti, detti,
eufemisticamente, tattici e altre scorrettezze da codice penale rendono le partite corride brutali in
campo e luoghi ove, cruentemente, si scaricano umane frustrazioni gli spalti
degli stadi. Sia pure oltre i 24 anni, venne, finalmente, la Stagione
Alfieriana del “Volli, sempre volli, fortissimamente, volli” in cui,
metaforicamente, TI facesti legare alla sedia, per non avere distrazioni dallo
Studio e TI facesti, come Alfieri, rasare metà della testa, affinché il tuo
impresentabile aspetto TI dissuadesse dall’uscire di casa (quindi
dall’allontanarTI dallo Studio), qualora ne avessi sentito il bisogno. Così,
dopo aver frequentato senza rimarchevoli risultati le facoltà di giurisprudenza
di milano e di bari, TI Laureasti, non più giovanissimo, in Filosofia con un
voto non altissimo (ché la media degli esami non era ragguardevole, mentre la
Tesi di Laurea in Estetica aveva Meritato il Massimo), 99/110 (l’unico acido
commento di tuo padre fu: “Perché non 100?”). E Fosti, dalla Sardegna alla
Lombardia, alla Lucania, alla Puglia, Maestro, ché le tue Parole erano Pronunciate da Colui che era, Vivendo, sempre,
Uscito a “Riveder le stelle”. Molto hai Ignorato e Molto Ignori; in ogni caso, con Epicuro Puoi ben Dire e a Ragione:
”Ciò che gli altri sanno io non so, ma ciò che io ho capito gli altri non sono
capaci di comprendere”. Ad esempio, come mai nessuno degli italiettini, baciati dai successi accademici, non ha
Compreso che il logo italiano (il “Colosseo” fasciato del tricolore) per la
candidatura ad accogliere in roma le olimpiadi del 2024 é di una invereconda, a
dir poco, antistoricità? Presentare un
manufatto, come qualcosa che, degnamente, ci rappresenti, che ospitò la più efferata
crudeltà, di cui si fecero protagonisti un miserabile regime retto da una
classe politica, altrettanto, miserabile e una ignobile plebaglia, significa
ammettere che la rancida abitudine alla perpetuazione di criminali
prevaricazioni, ruberie, grassazioni, genocidi (tra l’altro, accanto al “Colosseo”,
fa bella mostra l’”Arco di Tito”, l’imperatore romano che nel 70 d.c. distrusse
Gerusalemme, sterminando 70 mila ebrei, inaugurando, si fa per dire, la
“diaspora” di essi) di un popolo, quello romano, da cui deriviamo la nostra
inciviltà (c’è qualcuno degli italiettini che si senta in colpa degli eccidi di
graziani, di badoglio di de bono nelle terre, proditoriamente, invase dai
nostri eserciti, composti da “brava gente”?) può, ancora, per nostra inconsapevole
“sconoscenza storica”, essere un vanto. Per quello che TI Conosco, caro ME STESSO,
se fosse in tuo potere, butteresti giù il “Colosseo” e lo surrogheresti con un
boschetto o con un laghetto, ospite di candidi cigni che proporrebbero al mondo
il Proposito degli Italiani di Rinnegare la Rapacità della loro Storia, sostanziata,
ognora, non della Ricerca del Sommo Bene nell’Interiorità della loro Anima, ma dei
loro lerci, beceri interessi nell’oscurità cambronnata del loro ventre.