“I dati sui costi di produzione di olio extravergine d’oliva nei paesi extracomunitari non possono essere ignorati: l’apertura delle frontiere senza una regolamentazione, soprattutto nel periodo della raccolta, rischia di mettere in ginocchio 1,5 milioni di aziende agricole delle regioni meridionali dell’Unione Europea, Italia in testa”.
A distanza di qualche giorno dalla richiesta al Ministro Martina e al Ministro Calenda di calendarizzare l’arrivo dell’olio tunisino a dazio zero lontano dal periodo della raccolta per non intaccare il mercato dell’olio extravergine d’oliva italiano, il Presidente del Consorzio Nazionale degli Olivicoltori, Gennaro Sicolo, torna sulla questione con nuovi dati.
Uno studio del Cno, infatti, che ha rielaborato i dati forniti dal Consiglio Olivicolo Internazionale (COI), la massima istituzione mondiale alla quale partecipano tutti i principali paesi produttori di olive e di olio, ha certificato la posizione di debolezza dell’Italia nei confronti dei principali concorrenti del bacino del Mediterraneo.
I motivi sono da rintracciare, in primis, nella mancanza di un piano di ammodernamento e di sviluppo della filiera olivicola ed olearia e nella scarsità di investimenti statali nel settore.
Un aspetto non secondario, però, è rappresentato dalla sproporzione sul costo medio della produzione di olio extravergine d’oliva nei singoli paesi.
Dai dati emersi, infatti, si evince che:
· Il costo medio ponderato per la produzione di un chilogrammo di olio extra vergine di oliva in Italia è di 3,95 euro al Sud e di quasi 6 euro al Centro-Nord.
· In Tunisia si riscontra il valore più basso tra tutti i 13 Paesi analizzati, con appena 1,70 euro per chilogrammo. Leggermente più elevato è il costo di produzione in Marocco (1,91 euro per kg). L’altro grande competitor con il quale la filiera olivicola italiana deve fare i conti è la Turchia, dove si registrano costi medi di produzione di 2,03 euro per kg.
· La Spagna, che è il più grande Paese produttore a livello mondiale, con una quota del 43%, ha un costo medio ponderato di 2,75 euro per kg. Mentre i produttori del Portogallo, Paese emergente nello scenario olivicolo internazionale, registrano un costo unitario di 2,35 euro per kg. Infine, il costo in Grecia si attesta su 2,47 euro per kg.
“Sono dati preoccupanti che devono indurre il Governo a rivedere la sua posizione e ad accogliere le richieste della produzione olivicola nazionale, che non può competere in un mercato drogato da questi bassissimi costi di produzione – ha sottolineato Gennaro Sicolo -. Per far ripartire l’intero comparto olivicolo occorre copiare ciò che è stato fatto per il vino italiano, che in pochi anni è tornato ad essere leader mondiale del settore”.
“Cinque milioni di ettari di oliveti, 1,5 milioni di aziende agricole, 7 miliardi di fatturato annuo nelle regioni meridionali dell’Europa rischiano di sparire per sempre se si continua questa corsa frenetica al ribasso a discapito della qualità del prodotto e della sicurezza alimentare”, ha concluso Sicolo.