Il fatto è accaduto sotto i
nostri occhi, qualche giorno fa, ed ha dell’incredibile.
Anzi, è decisamente
allucinante. Oltre ad essere il sintomo inequivocabile di una città perduta per
sempre alla civiltà e alla legalità.
Mezzogiorno, piazza Cavour, rinnovato salotto.
Un uomo è al cellulare e non
s’accorge che da destra sta arrivando di gran carriera un “tre ruote” bluastro, che per
poco non lo investe.
Alla guida del mezzo, un
ragazzo dallo sguardo protervo. Che, non pago delle immediate scuse dello sbadato pedone, parte con le
offese, infierendo facilmente sulle diottrie mancanti di quello: “E ce iei, nan voit? Ma sì propt cechèut,
ecchecazz!”.
L’uomo, che pure continua umilmente a
chieder venia, si rende conto di essere su un luogo per solito a quell’ora chiuso al
traffico e azzarda: “Comunque, lo sai che
di qui non potresti passare. Impariamo tutti a rispettare le regole e le leggi
e poi ne riparliamo”.
A sentir parlare di regole
e leggi (?!), il ragazzo esplode.
Inchioda, scende e
s’avvicina con fare minaccioso all’imprudente uomo. “Ma tiu u sèi ca t mannc drettamend au sptèul, u trmaun, e pou m’adà fèu
piur nu pompin”, urla indemoniato, dimentico del fatto che un ospedale non
c’è più e, forse, memore delle pratiche dei rami muliebri del suo albero
genealogico.
Infine, per chiudere la
splendida esibizione, spinge brutalmente l’incauto cittadino, smemoratosi
d’essere a Bitonto.
Unica consolazione: il
fanciullo, già ampiamente malvissuto e del tutto irrecuperabile, ha fatto
macchina indietro col suo “tre ruote” rigorosamente senza targa ed è tornato lì
donde proveniva.
In un abisso di barbarie e
inciviltà…