Sergio Zavoli, impareggiabile giornalista morto ieri all’età di 96 anni, è stato per tanti un Maestro per davvero. Di quelli involontari e, quindi, autentici. Nel senso che non si atteggiava a tale, bastava l’exemplum ad ispirare. Quando il giornalismo raccontava il mondo senza andare a spulciare in procura, entrando così nel cuore del personaggi: altri tempi, altra tempra. E, poi, le sue poesie: parole in bilico fra ombra e luce, danzava sull’orlo della vita per cantarne la dolorosa bellezza.
L’ex senatore Giovanni Procacci ha lavorato a lungo fianco a fianco col padre del Processo della Tappa e della Notte della Repubblica. Eccone il sentito ricordo del professore bitontino.
“Ho avuto la fortuna di essere stato accanto a Sergio Zavoli per anni, oltre che nel Senato, anche nella Commissione di Vigilanza RAI. Nacque fra di noi un rapporto profondo, fatto di parole semplici, di sguardi complici e di intenti comuni. Mai una parola sulle sue fedi, mai un racconto sul senso della vita! Sempre e soltanto un rispetto profondo, fino alla tenerezza, per ogni uomo e per la sua dignità, senza mai giudicare, ma lasciando che nel silenzio ognuno costruisse con delicatezza il suo pensiero. Con lui era facile scoprire l’altra faccia delle cose, degli eventi e delle persone. Era possibile entrare in una umanità superiore, più libera da luoghi comuni e più attenta ai fondamenti veri della vicenda umana”.