Premessa: di certo a Palazzo Gentile non
mi farò degli amici, anzi verrò un tantino insultato. Magari arriveranno
telefonate o messaggi carichi di veleno e risentimento. O magari inviti a
guardare al passato, ai costi/risparmi e ai soliti numeri vari utilizzati da
chi ha qualcosa da contestare. Ma dinanzi a certe situazioni obiettivamente
tacere mi sembra davvero impossibile: in fondo, solo chi ha vissuto questi
momenti può davvero raccontarli, a prescindere dalle riflessioni altrui.
Ecco i fatti. Una mattinata d’estate,
calda ma al punto giusto, un normale e semplice giorno di lavoro come tanti
altri. Mi dirigo all’Ufficio tributi a Palazzo di Città, luogo di chilometriche
e snervanti code, qualche mese fa, circa l’affaire Tares.
La speranza è di non incontrare tanta
gente. Ma, già dalla scalinata della casa comunale, quella speranza si tramuta
in ansia. Pochi attimi ed arriva il verdetto: numero 19!
Ok, la coda c’è, ma al contempo anche la
fiducia di non dover attendere all’infinito. Fiducia che però dopo pochi minuti
si trasforma in angoscia, tensione e nervosismo.
Un’ora di servizio e ad entrare sono
solo in quattro. Nella seconda ora solamente altri tre, assieme a due utenti
che per maternità e disabilità hanno la precedenza. In tutto questo, un solo
operatore a servire i cittadini.
L’esasperazione e l’impazienza, mie e
della folla in attesa che pian piano è cresciuta, iniziano a toccare picchi
piuttosto alti e bollenti, e di certo non per il caldo.
Dopo due ore, alle 11, scende in campo
il secondo operatore e si inizia ad intravedere la luce in fondo al tunnel:
incredibile ma vero, in 75 minuti entrano in nove e due donne in dolce attesa!
Numeri da record ed un nuovo passo che placa i bollenti spiriti di chi è lì
ormai da ore ad aspettare il proprio turno.
Ore 12,40: clamoroso a Palazzo Gentile!
Eccola la fine del mio tunnel. È arrivato il mio turno. E nonostante qualche
affanno, riesco a sbrigare le mie cose e alle 12,55 ad uscire finalmente dal
Palazzo di Corso Vittorio Emanuele, stordito ed esausto per un’attesa così
sfiancante, dispiaciuto per chi era costretto a restare ancora lì ma
decisamente felice per aver raggiunto il mio scopo.
Ingresso alle 9, uscita poco meno delle
13. Dunque, una mattinata lunghissima ed infinita, persa per una pratica che ha
richiesto appena 15 minuti di attenzione. Ora però, qualche doverosa osservazione
sorge spontanea.
Infatti, vista l’enorme affluenza di
cittadini, forse sarebbe stato il caso di soddisfare sin da subito con due
operatori attivi le istanze di chi con ordine si è messo in fila ad aspettare
pazientemente il proprio turno. Due ore per sole sette persone è un rapporto
assolutamente impensabile ed inaccettabile. Anche perché c’è gente che ha preso
un giorno di ferie dal lavoro per poter risolvere le proprie pratiche, oppure
c’è chi è tornato per l’ennesima volta o sarà costretto a farlo nuovamente.
Senza dimenticare che l’ufficio tributi è aperto all’utenza solo il lunedì ed
il venerdì mattina dalle 9 alle 13 (per soli i primi 40) ed il giovedì
pomeriggio dalle 15,30 alle 17,30 (solo per i primi 20).
Insomma, passano i mesi, le parole spese
che richiedevano un miglioramento del servizio sono volate via, spazzate dal
vento, e la situazione non è cambiata assolutamente. Ed intanto la gente, Tares
o no che sia, è costretta a farsi sempre il “segno della croce” quando deve
metter piede all’Ufficio tributi.
Ai prossimi avventurieri, allora, il mio più grande in bocca al lupo!