Chissà
quale tormento avrà avuto nel cuore quell’uomo che, ieri sera, ha passato quasi
due ore chiuso nella sua automobile, a Bitonto, in via Saracino…
La movida è nel pieno della sua vuota euforia.
Le ombre della sera sono diventate
ormai il buio della notte.
Bar e pub pullulano di fanciulli desiderosi di dare
un senso alla loro serata.
È tutto un vorticare di minigonne vertiginose e
tacchi grattacielo, giacche stilose e persino cravatte variopinte, sigarette
elettroniche (parentesi: cambia la sostanza, che si inala, ma non cambia la
sostanza del gesto e della tristezza).
In via Saracino da anni c’è la magica
combinazione pizzeria d’asporto-cafè fashion, che manda in solluchero i viveur della città.
Auto di tutte le cilindrate – se grossa, meglio – s’accavallano, posteggiando spesso in
spregio delle regole del codice della strada.
Verso l’una, un gruppo di ragazzi
ha da andar via, ma l’operazione malinconica di rientro a casa è impedita da
una cinquecento rossa, che pare sia lì parcheggiata da un paio d’ore.
Dentro,
un uomo robusto, d’età compresa fra i trenta e quarant’anni, capelli lunghi raccolti in un codino appena accennato, capo riverso
sul poggiatesta.
Ogni tentativo di attirare la sua attenzione è vano, il corpo
grande è immobile. Immediato l’intervento dell’ambulanza del 118 e di una
pattuglia dei Carabinieri.
A fatica, l’uomo in evidente stato confusionale
viene portato fuori dall’abitacolo, ha un piede ferito e non è di Bitonto.
Non vorrebbe
andare da nessuna parte, ma solo restare dentro l’auto col suo mistero.
Alla fine,
gli operatori, materni e suadenti, lo convincono a salire sulla barella in
direzione Policlinico.
Resta l’imperscrutabile arcano di quest’uomo che è parso
un passero ferito, volato lontano dal ramo che gli ha lacerato il petto, per soffrire in
silenziosa solitudine…