PREMESSA
Fare Verde è una associazione ecologista apartitica. Per questo, non darà
indicazioni di voto su una riforma Costituzionale che interessa vari aspetti
dell’assetto istituzionale della nostra Repubblica.
Tuttavia, ritiene che
su argomenti che interessano direttamente l’azione a tutela dell’ambiente abbia
il dovere di informare i cittadini proponendo le proprie osservazioni.
COMPETENZE DI STATO E
REGIONI
Inceneritori,
trivelle, grandi centrali a biomasse, discariche, depositi di scorie nucleari,
asfalto e cemento. Tutto ciò, con la riforma della Costituzione, rischia di
essere più facile da realizzare.
Oggi, in materia di
energia e grandi opere la Costituzione impone allo Stato di coinvolgere anche i
territori interessati, attraverso le Regioni.
Domani, in nome
dell’interesse strategico nazionale, il Governo potrà decidere da solo calando
dall’alto opere che non rispondono alle reali esigenze dei cittadini, ma agli
interessi di pochi poteri forti in grado influenzare le scelte dei Governi.
È già accaduto, ad
esempio, che si tentasse di imporre
piattaforme per le trivellazioni petrolifere anche a territori che fanno del
turismo e del paesaggio una fonte di reddito nonostante il veloce progresso
delle fonti rinnovabili e il calo dei consumi determinato anche dallo sviluppo
dell’efficienza energetica.
PRINCIPIO DI
SUPREMAZIA
A preoccupare
ulteriormente Fare Verde c’è il “principio di supremazia” contenuto nel nuovo
articolo 117, comma 4 della nuova Costituzione. In base a questo principio, il
Governo potrà intervenire anche in materie di competenza delle Regioni ogni
volta che ravvisi un “interesse strategico nazionale”.
Si tratta, per Fare
Verde, di una norma dalla quale traspare in modo chiaro e netto la volontà
politica di accentrare ogni processo decisionale, nelle mani del Governo.
In questo modo a fare
la differenza non è la Carta Costituzionale, ma la volontà politica e la
visione del futuro che i politici italiani hanno della nostra Nazione.
PARTECIPAZIONE
POPOLARE
Se da un lato si
ritiene positivo l’obbligo da parte del Parlamento di porre in discussione le
Leggi di Iniziativa Popolare, non si comprende il motivo per il quale il numero
di firme da raccogliere per proporre una Legge dal basso debba passare da
50.000 a 150.000.
Allo stesso modo, non
si capisce perché l’abbassamento del quorum affinché un referendum sia valido
debba essere condizionato da un aumento delle firme da raccogliere per
sostenerlo da 500.000 a 800.000.
Di fronte ad una
classe politica poco sensibile alle istanze che arrivano dal basso, gli
istituti di partecipazione popolare hanno permesso a Fare Verde e a tutto il
movimento ecologista di partecipare attivamente alla vita politica della nostra
Nazione.
Per questo, ci
saremmo aspettati, in un momento di grande sfiducia dei cittadini verso le
Istituzioni che si manifesta anche con il crescere del fenomeno
dell’astensione, meccanismi che incentivassero la partecipazione rispetto a
quanto previsto dall’attuale Costituzione e non di norme che, aumentando i
numeri richiesti, rischiano di scoraggiare qualsiasi mobilitazione popolare.
Fare Verde Onlus
Nucleo di Bitonto