In questo momento particolare in cui, grazie al lento incedere del tempo, ci è concesso ampio spazio alla riflessione mi sono soffermato a pensare quali fossero gli aspetti che conferissero specifica unicità alle nostre tradizioni legate ai riti della Settimana Santa. Al di là dell’indiscutibile bellezza e del valore artistico dei sacri simulacri che sfilano in processione per le vie della nostra città già esaltati in contesti nazionali ed internazionali, della realizzazione annuale del trofeo floreale che custodisce la sacra reliquia della Croce di Cristo, del patrimonio musicale autoctono di musica sacra e marce funebri che è eccezionalmente copioso, di tutto il rituale domestico che prelude la partecipazione dei vari protagonisti ai riti (portatori, musicisti, animatori liturgici, confratelli delle Arci-Confraternite deputate al loro svolgimento), credo valga la pena di soffermarsi sui giri notturni compiuti dalle bande cittadine alla vigilia delle tre processioni: quella della Vergine Desolata del Venerdì di Passione, quella dei Misteri del Venerdì Santo mattina e quella cosiddetta “di gala” o “solenne” della sera. È ormai universalmente riconosciuto che i nostri riti sono di derivazione spagnola come quelli di tutto il Sud Italia, a causa delle vicende storiche del Regno di Napoli per cui, al di là delle peculiarità che caratterizzano ogni singola comunità, vi è una matrice comune per tutti. Nello specifico, però, Bitonto sembrerebbe essere l’unica città dove ha luogo il tradizionale “giro della notte” a cura delle bande musicali ed è per questo che credo valga la pena valorizzare ulteriormente, nel prossimo futuro, questa bella consuetudine tutta nostra.
Originariamente, come conferma lo stesso prof. Giovanni Procacci, questo giro fu istituito su iniziativa dei portatori delle Sacre Immagini della Processione dei Misteri al fine di annunciare, attraverso le struggenti note delle nostre marce funebri, l’imminente uscita della processione. Attualmente il giro inizia intorno alla mezzanotte, mentre in origine cominciava verso le tre del mattino e durava circa un paio d’ore.
È innegabile che vi sia una forte sollecitazione emotiva nell’udire dalle proprie abitazioni il suono della banda propagarsi nel silenzio della notte; tanto è vero che quando la processione dei Misteri fu trasferita al Sabato Santo, l’Arciconfraternita di Santa Maria del Suffragio, sentì l’esigenza di colmare questo vuoto istituendo, a sua volta, il “giro della notte” con le caratteristiche che oggi conosciamo.
Così, per oltre un cinquantennio, pochi minuti dopo la ritirata del Trofeo Floreale del “Legno Santo”, aveva inizio il giro notturno commissionato dall’Arci-confraternita del SS Rosario con partenza dalla chiesa di S. Domenico, che terminava alle prime luci dell’alba del Sabato Santo.
Con il passare degli anni, su imitazione di questi due giri, pare sia stato istituito quello del giovedì di Passione che, attraverso l’esecuzione della celeberrima “A Maria Desolata” colonna sonora principale dei nostri riti quaresimali, di fatto, apre le manifestazioni esterne della nostra comunità. L’incremento demografico e l’espansione urbanistica della città hanno reso necessario coinvolgere anche le periferie affiancando alla formazione bandistica appiedata che percorre le strade del centro cittadino, altre formazioni che raggiungono in auto le zone più lontane. Certamente oggi il giro (o per meglio dire i giri) che ha luogo la notte tra il giovedì ed il venerdì santo è meno suggestivo che in passato: sia perché fino a prima che il Coronavirus ci costringesse a questa quarantena obbligatoria, le strade ed i locali del centro storico erano frequentati fino a tardi, sia principalmente perché è tutto concentrato in quelle poche ore prima dell’uscita della Processione dei Misteri.
Auspico fortemente che i sodalizi confraternali che si occupano dell’organizzazione dei riti e delle tradizioni della Settimana Santa bitontina, approfittando di questa pausa, possano, in sinergia, concretizzare la loro già palesata volontà di valorizzare questa antica tradizione che ci caratterizza in maniera univoca, recuperandone lo spirito originario. Basterebbe disciplinare l’attività musicale delle singole bande affidando a ciascuna un percorso prestabilito in modo da coprire quasi integralmente il territorio cittadino, evitando non solo inutili sovrapposizioni tra formazioni diverse, ma riconferendo quella antica austerità e sacralità che, in parte, abbiamo smarrito nel tempo.
Vito Vittorio Desantis