Un dolore assurdo. Sordo. Atroce. Perché quando muore un ragazzo, non è l’unico che perde la vita. Tutto il mondo che lo circonda si svuota di senso. È una ferita che non diverrà mai cicatrice, perché resterà tristemente indelebile il ricordo di un giorno senza senso. La tragedia sul posto di lavoro, certo. Una cosa inconcepibile nel 2020, ma siamo fiduciosi del fatto che la giustizia accerterà le responsabilità dell’accaduto. Ma è tutto il resto che fa male. Troppo male. Una madre accartocciata come una foglia senza vento sopra una sedia di plastica all’ombra di una inutile ambulanza. Un fratello che urla al mondo tutta la sua cieca disperazione e abbraccia gli amici con la rabbiosa forza bambina di chi vorrebbe abbracciare ancora e per sempre suo fratello, perché Michele era bellissimo come sono bellissimi i ragazzi di oggi, tutti passione e generosità, e sorrisi che non mascherano le delusioni, ma le vincono con l’entusiasmo della gioventù. Perché nel loro petto è ancora custodito un cofanetto di sogni. E, spesso, siamo noi adulti che non li capiamo.
E poi: “Io muoio senza il mio bambino”, colpiscono la campana fioca del cielo le urla del papà che si accascia sull’asfalto grigio e d’improvviso infuocato. Gli occhi degli amici che vagolano smarriti nel labirinto buio di un lutto inspiegabile e crudele. Contro ogni legge di natura. Tutti soccorrono tutti e sembra tutto così inutile perché morire a ventitré anni non esiste da nessuna parte. È vana la lotta di queste mani invisibili che vorrebbero sconfiggere la Dama senza pietà.
Una rondine superstite tremando rallenta il suo volo, come se volesse carezzare misericorde quell’aria straziata da un dramma così grande. Qualche nuvoletta dipinge di bianco un azzurro che sembra tanto, troppo lontano, ma che, nel pomeriggio, si spegnerà e avrà meste lacrime. Verranno i giorni della solitudine – fonda, lacerante, immedicabile -, senza neppure le parole di circostanza, per chi ha amato Michele ed ha avuto l’ingrato destino di rimanere qui. Lo cercherà in un sorriso, in un’alba, in un tramonto, in una preghiera, persino in una festa in riva al mare. Certi pomeriggi desolati, lo penserà come un angelo e lo sentirà proprio vicino. Certe notti, sembrerà di riconoscere la sua gioia di vivere nel brillio felice di una stellina lassù. Ma, forse sarà inutile cercarlo lontano, perché Michele sarà in ogni palpito del proprio memore cuore…