Tra qualche settimana, Maurizio Stefanizzi non sarà più il commissario della Polizia di Bitonto. Lo attende il corso da dirigente a Roma.
Nel frattempo, traccia un bilancio della sua permanenza negli uffici di via Traetta, non prima di aver tirato un sospiro di sollievo per l’assenza, quest’estate, di conflitti a fuoco, triste caratteristica della stagione calda cittadina.
“Tutto sommato, mi sono trovato bene. Sappiamo bene quali sono i quartieri della città dove operano i gruppi criminali, che ormai non sono più clan. Fatta eccezione per un presunto boss ancora in attività, leader veri non se ne vedono. Siamo riusciti a debellare la banda delle rapine e cerchiamo di stringere il cerchio intorno allo spaccio di sostanze stupefacenti, soprattutto nel centro storico“.
Due sono gli aspetti che maggiormente lo crucciano. Il primo: “Non è possibile che in una terra in cui l’agricoltura è ancora la massima fonte di ricchezza ci siano così tanti furti durante l’anno. Non c’è raccolta che non venga funestata da innumerevoli reati nell’agro“.
Il secondo, ancora più eticamente e socialmente doloroso: “Questa è una peculiarità negativa che ho notato solo a Bitonto. In questi anni di attività di indagine, non abbiamo potuto usufruire di una sola segnalazione anche anonima da parte dei cittadini. Incredibile. Altrove ogni tanto mi capitava, ma qui mai. C’è troppa omertà in questa città e ciò potrebbe costituire un freno per la crescita socioeconomica della comunità tutta. Un vero peccato, perché Bitonto per altri versi è una città splendida“.