“Quante donne
sopraffatte dal peso della vita e dal dramma della violenza”, ha scritto in
un Tweet questa mattina Papa Francesco,
e s’aggiunge quello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “La violenza contro le donne è inaccettabile,
è una ferita all’intera società. Eliminarla è un obiettivo che ogni Paese
civile deve perseguire con decisione”.
Secondo l’Istat,
infatti, ci sono stati 6 milioni 788
mila donne che nel corso della propria vita hanno subito qualche forma di
violenza fisica o sessuale: sono state ben
116 le donne uccise nei primi 10 mesi del 2016, più di una ogni tre giorni, appena il 3,3% in meno rispetto alle 120 dello
scorso anno.
L’arma da taglio è quella più usata (un caso su tre), gli
uomini rappresentano il 92,5% dei killer. Tra il 2000 e il 2016, secondo l’Eures, le donne vittime di omicidio in
Italia sono state oltre 2800, un numero tale da connotare un fenomeno di
carattere sociale.
Crescono i femminicidi consumati nel Nord Italia (62%) e al centro (23%), calano quelli commessi al Sud (31%): a livello regionale la Lombardia detiene il triste primato
(una ogni due settimane), segue il Veneto(13), la Campania (12), l’Emilia Romagna(12), la Toscana (11), il Lazio (10) e il Piemonte (10).
Anche la nostra città in quest’anno,
purtroppo, è stata macchiata di questo terribile crimine con la scomparsa della
ventinovenne Mariagrazia Cutrone.
«Ci vuole una particolare attenzione verso questa parte fragile
della popolazione – ha dichiarato ai nostri
taccuini il Commissario della Polizia di Stato di Bitonto, Santa Mennea -. Siamo chiamati spesso ad intervenire per
litigi in famiglia e valutare la portata di una discussione, capire che
conseguenze questa possa avere, non è sempre facile ed immediato. Il nostro
ruolo, a volte, comporta anche di sostituirci ad altre figure professionali e
di richiedere la presenza di assistenti sociali e sostegni psicologici».
Ci sono stati casi di denuncia dopo il
femminicidio Cutrone? «Ci sono stati
altri due casi di denuncia: uno di questi era molto particolare perché la violenza
non era soltanto fisica, ma anche psicologica e sessuale».
In questi casi quali interventi vengono effettuati? «Bisogna
sempre tenere conto che dall’altra parte ci sono delle persone e dunque
comprendere, mettersi nei panni dell’altro è il primo passo per la risoluzione.
Per le donne che si rivolgono in commissariato cerco innanzi tutto un ricovero
per evitare che le liti degenerino: allontanare uno dei due compagni o coniugi
dall’abitazione significa già garantire una immediata serenità e protezione».
E poi conclude: «La porta del mio ufficio è sempre aperta e sono
sempre disponibile ad accogliere le donne vittime di violenza per poterle
aiutare e sostenere al meglio».