Pare che prim’ancora che esserlo i tifosi assiepati sugli spalti grigi o addirittura aggrappati sulla recinzione, il vero dodicesimo uomo in campo al comunale di via Megra, a cavaliere fra anni Sessanta e Settanta, fosse lui. Il rito era sacro e per questo si celebrava ogni domenica. Prima della pugna, dall’altoparlante lo speaker Tonino Sblendorio sciorinava le formazioni che sarebbero scese su quel fazzoletto di deserto e difatti era il primo che conosceva a memoria gli eroi neroverdi di quella squadra con i bitontini Sblendorio (della “voce” omonimo nipote pedatore e prof), Licinio, De Michele, Suriano, Perrini, e poi Vitale, Buquicchio, Labianca, Rubini, ma pure i forestieri di gran vaglia Papa, Cormio, Sgherza, Carlucci e il bomber Chimenti. Poi, per dare la carica ai leoni gridava con dionisiaco entusiasmo “Tacabanda”, mutuando l’incitamento da una famosa reclame dei biscotti Doria che andava in onda nel programma Carosello e che vedeva protagonista un simpatico e trascinante one band man. Esattamente come era Tonino, quando spingeva alla vittoria i ragazzi in neroverde, eventualità che a quei tempi accadeva spesso fra le mura amiche. E fu la mitica vittoria del campionato di Promozione che ci catapultò nell’emozionante ed insidiosa IV Serie, la D di allora. Sblendorio animò anche la vita delle prime radio private libere, divenendo il corifeo del vintage, evidentemente nostalgico di quegli anni che lo videro protagonista indiscusso allo stadio nostro. Ieri, l’ultimo saluto all’ottantacinquenne “trombettiere” dei leoncelli. E sarà per sempre “tacabanda”…