«Qualche anno fa abbiamo perso un collega, in una rapina, durante un trasporto in cui non c’era neanche denaro contante, ma solo assegni».
Risponde così un vigilante, alla domanda sulle motivazioni dello sciopero degli istituti di vigilanza indetto per l’1 e il 2 febbraio a Milano e Napoli. Due giornate di sciopero indette dai sindacati Cgil Filcams, Cisl Fiscascat e UILtUCS per chiedere il rinnovo del contratto collettivo nazionale e per sollevare l’attenzione sul problema della sicurezza, «tema cardine che incrocia il tema relativo al costo del lavoro ed ai profitti delle aziende del settore, è tutto ciò impatta ancora una volta sul mancato rinnovo del contratto nazionale» come scrivono i sindacati: «3 febbraio 2018 Torre Canne, Fasano, 6 luglio 2018 Cerignola, 27 agosto 2018 Foggia, 2 gennaio 2019 Mellitto (Ba). Sono solo le ultime date di una lunga serie di assalti a dei mezzi portavalori, ma soprattutto all’assalto della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori del settore vigilanza. Diventa necessario, pertanto, l’intervento delle istituzioni con l’attuazione di un tavolo di concertazione a carattere territoriale e dove affrontare in maniera incisiva il tema della sicurezza e le problematiche di tutto il comparto, coinvolgendo tutte le Istituzioni e gli organi preposti al controllo del settore a partire dalla Prefettura coinvolgendo le parti datoriali».
I lavoratori del settore rivendicano quindi il giusto salario e il rispetto delle regole, non solo all’esterno, ma anche da parte di tutte le aziende che lavorano nel comparto, come è stato sottolineato nella conferenza di lunedì, tenutasi alle porte di Bitonto, nell’Hotel Parco dei Principi: «Dobbiamo avere il coraggio di denunciare anche l’illegalità di qualcuno tra noi, anche facendo saltare qualche licenza».
I sindacati, inoltre, accusano le associazioni datoriali di essersi accordate tra loro sul peggioramento delle condizioni di lavoro, chiedendo maggiore flessibilità nel mercato del lavoro e per il trattamento di malattia.