Questa è una storia che nasce poco più di due anni fa.
Siamo a fine 2015, e in un Consiglio comunale che non si apprestava a decidersi sul merito, il sindaco Michele Abbaticchio prende la situazione in mano e va addirittura di ordinanza. L’obiettivo è guerra totale alle slot machine, alle sale da giochi e ai giochi d’azzardo, che alcuni sondaggi davano come malattia sociale anche a Bitonto.
Ma cosa prevede l’atto sindacale, rivolto essenzialmente a slot machine, macchine mangia-soldi, videopoker e tutti gli apparecchi che prevedono vincita in denaro? Da un lato va a disciplinare l’orario di attività – bar, tabaccai, agenzie di scommesse, sale bingo e esercizi simili saranno aperti dalle 10 alle 22 – e dall’altro sancisce l’obbligo di comunicare allo Sportello unico delle attività produttive del Comune l’orario di esercizio praticato (clicca qui per articolo https://bit.ly/2jbopCR).
Per chi non rispetta le regole, previste multe anche fino a 450 euro.
La decisione del primo cittadino, ovviamente, provoca non poche polemiche, soprattutto tra gli addetti ai lavori (c’è chi ha minacciato di impugnarla), fa immediatamente lo giro dello Stivale, e nasce da una precisa sentenza della Corte costituzionale, e da uno studio portato avanti qualche mese prima dall’Associazione italiana consumatori e operatori del gioco (Acogi) condotto su 230 studenti delle scuole superiori, e secondo cui nella città dell’olio gioca d’azzardo circa la metà degli studenti e il 20 per cento delle studentesse fra i 13 e 16 anni.
Ebbene, dopo due anni e mezzo sono arrivati i risultati perché, in virtù di questa ordinanza, ben sette sale dedicate alle slot machine hanno chiuso i battenti negli ultimi 12 mesi. Risultato che ha fatto entrare Bitonto dritto dritto nella lista dei Comuni virtuosi, da cui prendere esempio.
«Ho scritto l’ordinanza ispirandomi ai principi di Avviso Pubblico – ha spiegato il sindaco – con il supporto della Fondazione Antiusura Roma che subito l’ha presa come punto di riferimento. Tanto che col passare dei mesi e alla luce dei risultati prodotti divenne il modello a cui si ispirarono altri Comuni italiani».