All’inizio di giugno il sindaco Michele Abbaticchio ha ufficializzato l’ingresso in “Italia in Comune”, il movimento fondato Federico Pizzarotti, sindaco di Parma ed ex esponente del Movimento 5 Stelle.
Proprio Pizzarotti è stato ieri a Bitonto, durante il suo tour tra i comuni pugliesi che, questa domenica, saranno chiamati alle urne per il secondo turno delle amministrative. A Bitonto ha incontrato ovviamente Abbaticchio, conosciuto in occasione della scelta della Capitale della Cultura 2020 (Bitonto, ricordiamo, era insieme a Parma e altri otto comuni italiani).
«Sono venuto per sostenere i sindaci candidati. Per noi è la prima elezione in cui ci affacciamo ed è una grande opportunità per presentarci davanti alla platea dei cittadini, per far conoscere la nostra proposta che parte dai territori» afferma il sindaco di Parma, che spiega: «Siamo europeisti, convinti che avere un ruolo forte, insieme agli altri paese europei, sia determinante a livello mondiale. Su molti temi, stiamo assistendo all’emergere di populismi, dagli immigrati alla sicurezza e alle strategie economiche. Accezione che non riguarda destra o sinistra, perché possono esserci anche populismi di sinistra. Si ha populismo ogni volta che si tenta di semplificare un tema complesso, con una soluzione complessa, con slogan per colpire la pancia dell’elettorato».
E proprio su uno dei temi su cui gli slogan populisti fanno più breccia, risponde: «In realtà l’Italia non è ai primi posti per numero di immigrati, al contrario di quanto possa sembrare. C’è stata una cattiva gestione in passato del governo nazionale che, volendo sparpagliare i migranti solo in base alle prefetture, ha bypassato i sindaci, determinando gli aspetti negativi legati alla percezione dei cittadini. Ma il problema non è il numero, ma il modello di gestione, di accoglienza degli immigrati».
Pizzarotti è stato uno dei primi a vedere in modo negativo il contratto tra M5s e Lega. Già a maggio aveva sottolineato sui quotidiani nazionali come il Movimento 5 Stelle stesse facendo un percorso verso l’autodistruzione. Un concetto ribadito anche ieri «perché l’essere insieme alla Lega sta già dando i suoi frutti in termini di calo di consenso e divisioni interne, a causa della diversità di vedute su molti aspetti».
«Tra sei mesi, un anno, potremo dare un primo giudizio mirato, sui punti chiave del contratto, perché ora è troppo presto – spiega – Ma io ho criticato nel suo contenuto, perché ha lasciato l’enfasi su Flat Tax, reddito di cittadinanza, tema degli immigrati, sicurezza, dimenticando tutto il resto. Una nazione non può essere governata pensando solo a tre temi. Non si parla di territorio, di ambiente, di lavoro. Non penso che il reddito di cittadinanza sia il modello da assumere, ma sulle opportunità di lavoro».
L’ospite parla anche delle inchieste che, in questi giorni, stanno coinvolgendo a Roma la giunta Raggi, evidenziando che ciò potrebbe anche non avere conseguenze in termini di consenso, in quanto anche con altre gunte, in passato sono successi scandali che non hanno influito sulla percentuale nazionale: «Quello che dimostra Roma è che non si può essere sempre i più puri, perché c’è sempre uno più puro. Per anni hanno detto che gli altri erano delinquenti perché hanno i corrotti, salvo poi scoprire che può succedere a tutti».
«Per i problemi della Puglia non penso ci sia una ricetta calata dall’alto – continua – Io credo molto nell’autonomia del territorio, che vivono le questioni sulla loro pelle e hanno la capacità di avere strategie per rispondere. Su strategie più di carattere nazionale, come la Tap e le grandi infrastrutture, da un lato c’è la percezione da parte dei cittadini. Dall’altro c’è la capacità di far capire ai cittadini le opportunità. Ci saranno sempre cittadini che non vorranno un’opera, anche se è importante e va fatta. Bisogna valutare percezione e ricaduta».
E sui futuri appuntamenti elettorali e sulle prospettive del movimento aggiunge: «La Puglia ha il vantaggio di avere le regionali un anno dopo rispetto ad altre regioni. Sarà il nostro modo per testarci sulle dinamiche delle elezioni regionali. Ma prima di parlare bisognerà capire che fine avrà fatto il Pd nel 2020. Avrà la stessa identità? Si spaccherà? Se parliamo di sinistra, diciamo che è una parola che non ha più il significato del passato. Il Job Acts, ad esempio, poteva farlo il governo Berlusconi, non sorprendendo nessuno, ma l’ha fatto il Pd. Credo più che bisogna sottolineare i valori che ci uniscono. Credo in una logica federativa che parta dai singoli comuni. Una lista civica che da anni lavora con il proprio nome, non deve per forza cambiarlo per entrare in “Italia in Comune” e lavorare insieme a noi in ottica regionale o nazionale».
Sulla questione delle alleanze in occasione delle elezioni, Pizzarotti spiega che ci sarà discrezionalità delle sedi territoriali, rimanendo però nell’area di centro: «Non immagino come possano esserci alleanze con forze come la Lega, anche perché leggendo la nostra Carta dei Valori, dubito che si possa trovare anche un solo punto di contatto. Voglio ribadire anche che non siamo la stampella di nessuno. Ha la sua autonomia e può andare da sola e in coalizione, sulla base dei programmi».
Le ultime parole di Pizzarotti sono per Abbaticchio, che è uno dei referenti regionali, e sono di elogio per l’attività sul territorio dimostrata dall’arrivo in finale per la Capitale della Cultura: «Arrivare lì significa che c’è stato un lavoro con le forze del territorio culturali, imprenditoriali. Significa che Abbaticchio è radicato sul territorio, come devono esserlo tutti i nostri referenti».