Li vedi vagare smarriti per le strade della città. Ogni volta che scorgono un volto amico, subito si sfogano, con un misto di amarezza e disperazione dentro. Sono i dipendenti dell’istituto Maria Cristina di Savoia, quelli che non percepivano lo stipendio da due anni e che ora sono stati messi in mobilità, dopo aver sperato nel ricollocamento. Per loro non è stata un’estate come tutte le altre né come quella di tutti gli altri. “È uno spettacolo triste e indecente vedere i cancelli di quella splendida struttura ormai chiusi. Attendiamo novità dal commissario straordinario, ma per ora nulla”, si rammarica uno dei lavoratori dimenticati. Sì, proprio così: dimenticati. “Ma a qualcuno interessa davvero il nostro destino oppure non gliene frega niente a nessuno?”, chiede quasi con amaro pudore. Poi, ha un ultimo scatto d’orgoglio: “Però, mi auguro che qualcuno della politica a tutto i livelli si prenda la responsabilità della fine ingloriosa e assurda dell’istituto. Nato a metà Ottocento, voluto da Sylos, Gentile e Rogadeo, pensato da Castellucci, oggi morto. Finito. L’orfanotrofio più grande d’Europa, che aveva dato un futuro a tante vite, oggi è un casermone vuoto. È un dato di fatto incontrovertibile. Una vergogna”, conclude scuotendo la testa. E chissà se, allontanandosi, serba ancora un po’ di fiducia nel domani.