Prima la presenza in Prefettura a Bari per l’incontro con il Ministro degli Interni, Marco Minniti, per il vertice sulla sicurezza. Poi in serata anche a Bitonto, a capo della delegazione dei 41 sindaci dell’area metropolitana intervenuti per portare il loro sostegno e la loro vicinanza all’intera comunità bitontina.
Antonio Decaro, sindaco metropolitano e primo cittadino di Bari, non ha fatto mancare la sua presenza al fianco di Bitonto e dei bitontini.
Ecco le sue parole nel corso dell’incontro con la stampa al termine del vertice in Prefettura, a Bari, col ministro Minniti.
«Noi abbiamo tenuto a precisare che questo è un territorio sano – ha precisato subito Decaro –. La stragrande maggioranza dei cittadini che abitano nell’area metropolitana di Bari sono persone perbene che hanno maturato, soprattutto negli ultimi anni, gli anticorpi della legalità. Non siamo all’interno di in una fiction televisiva. La maggior parte delle persone che abbiamo l’onore di guidare sono persone assolutamente perbene. Sappiamo che ci sarà una risposta dura ed immediata da parte dello Stato e la dimostrazione è la presenza oggi, il giorno dopo di Capodanno(ieri, ndr), qui, del ministro, dei vertici delle forze dell’ordine e della nostra Magistratura, e per questo, a nome dei sindaci dell’area metropolitana di Bari, vi ringraziamo».
«Avete ascoltato dalle parole del ministro che ci sono gli elementi classici della quotidianità della criminalità nei nostri territori – ha aggiunto il sindaco di Bari –: lo scontro tra due clan, i legami con gli altri clan dell’area metropolitana di Bari, lo spaccio di droga, criminalità diffusa, le piazze dello spaccio che servono ad aumentare la capacità di reclutamento. Questa volta però questi vigliacchi hanno commesso secondo noi un errore, perché hanno colpito un simbolo. E quando si colpisce un simbolo, la comunità normalmente reagisce in maniera dura. È un simbolo la persona che hanno ammazzato, è un simbolo il luogo. Hanno ammazzato una persona che non c’entra nulla, una vittima innocente. Hanno ammazzato una persona anziana, ed attorno agli anziani normalmente si raccoglie la comunità, soprattutto le nostre comunità nei comuni del Mezzogiorno, del Sud Italia. Ed è un simbolo il luogo, perché hanno colpito nel centro storico che sta rifiorendo e che l’intera comunità di Bitonto sta cercando di recuperare. E hanno colpito davanti ad una chiesa, che è un altro simbolo importante per le nostre comunità. Ed è questo il motivo per il quale lo Stato risponderà in maniera dura. E lo Stato, se mi permettete, non sono soltanto il ministro, le forze dell’ordine, la magistratura o i sindaci. Lo Stato siamo tutti noi e tutta la comunità dell’area metropolitana di Bari, che oggi per dare un segnale raggiungerà il comune di Bitonto, perché tutta la comunità dell’area metropolitana di Bari si sente impegnata insieme alla comunità di Bitonto ad estirpare quest’erba infestante fatta di criminali che pensano di poter vivere all’interno delle nostre città, all’interno del nostro territorio».
«Tutte le 41 comunità dell’area metropolitana di Bari, con i loro sindaci, insieme allo Stato tutto, come diceva il ministro, non si allontaneranno dal comune di Bitonto fino a quando sarà necessario – ha concluso Decaro –. Noi saremo lì, insieme alle forze dell’ordine, e insieme alla magistratura, tutti i giorni».
In serata poi, sul palco allestito in piazza Moro, a Bitonto, per il sit-in che ha preceduto la marcia, Decaro ha ripreso la parola a nome dei 41 sindaci dell’area metropolitana intervenuti per portare la solidarietà e la vicinanza di tutti i comuni del barese.
«L’area metropolitana di Bari è un’unica comunità e vuole alzare la testa – ha aggiunto –. Non abbiamo intenzione di piegare la testa davanti a nessuno, si devono vergognare loro, non sono più forti perché loro hanno le armi, noi siamo più numerosi e siamo più forti, siamo la stragrande maggioranza dell’area metropolitana di Bari. Loro devono abbassare la testa quando li incontriamo per strada, non noi. Hanno colpito un simbolo, dobbiamo reagire con le forze sane della comunità, spiegare ai ragazzi che non esiste carriera per i criminali, o finisci in una cassa da morto o in galera, non c’è una terza strada alternativa».