Dapprima
(ed ancora) puntate decise contro gli esercizi commerciali.
Poi, attacco al
potere ed alle istituzioni con vittima designata l’ex dirigente ai lavori Pubblici Vincenzo Turturro.
Adesso rapine più “impegnate” ed
“impegnative” a Palazzo Gentile.
Piccolo
identikit dell’”altra” quotidianità bitontina.
Evoluzione di una criminalità, che si dimostra sempre più incontrollabile e diversa dalle
altre. Spaccato di quello che sta
accadendo negli ultimi mesi.
Parliamoci
chiaro: mentre c’è una vera criminalità che ha le sue regole, i suoi modi di
fare, la sua divisione per gruppi, le sue azioni, alle sue spalle (mica tanto
poi) c’è una piccola delinquenza, che si diverte a farci più male, perché ci
colpisce al cuore (o per lo meno tenta di farlo), fa notizia ogni giorno o
quasi, ci ammorba costantemente, e dà fastidio.
E’ un
gruppo di persone, il più delle volte impreparato, il più delle volte gioventù
bruciata, che si diverte a ribaltare l’ordine prestabilito delle cose.
Si
parte, allora, come si diceva, dagli esercizi commerciali.
Tre-quattro mesi di assoluto
assedio. Da dicembre in poi non c’è pace per bar, cartolerie, rivenditori
telefonici, farmacie. Nessuno si sottrae alla piazza pulita. Ogni giorno un
furto o una rapina. Rigorosamente di notte, o quasi. Modalità di intervento, sempre la stessa: saracinesca divelta e dritti dritti al registratore di cassa.
Per fortuna, quasi sempre vuoto. Ma è l’unico lato positivo di una situazione
esasperante di cui faremmo volentieri a meno.
Poi, una sera di febbraio, la
svolta: dopo l’ennesima rapina in farmacia, lo Stato “vince” e garantisce due
giovanissimi alla giustizia.
Sempre
a febbraio, però, piccola “evoluzione”. Gli autori certamente sono diversi
(qualcuno pensa che vengono da fuori), ma accade un fattaccio. Il dirigente
dei Lavori Pubblici ed Urbanistica, Vincenzo Turturro, subisce un’escalation di atti intimidatori terrificante: proiettili recapitati in una lettera postale, tentativo
di incendio della propria autovettura, auto della moglie al rogo.
L’ormai ex
dipendente alza bandiera bianca. La sua colpa? Aver cercato di mantenere la
schiena dritta dinanzi ad modo di fare sbagliato diffuso. Lo dimostrerebbe il
fatto che la Procura di Bari stia indagando e lavorando sodo. Solo indagini, ovviamente. Nessuna condanna. Presunzione d’innocenza
da mantenere.
Si
arriva, così, all’ultima puntata. Notte tra giovedì e venerdì: ignoti tentano
il colpo del secolo, facendo irruzione a Palazzo Gentile. Non portano via
niente, se non un veicolo comunale e marche da bollo. Solo scartoffie e tanto caos lasciato in giro nelle stanze del palazzo.
Atto
isolato di un gruppo di balordi che voleva notorietà? Difficile crederlo. Gesto premeditato di alcuni ignoti che
avevano nel mirino qualcosa di preciso e che non sono riusciti a trovare? Pista più
percorribile anche a causa degli atti intimidatori appena raccontati contro l’ex dirigente dell’ufficio tecnico.
Fatto
sta, al di là delle ipotesi, che questa è criminalità. Da qualunque punto di
vista la si guardi. Climax di un fenomeno impossibile da debellare.
Ecco, dunque, le
ultime travagliate puntate della vita dalla nostra beneamata Bitonto.
Ma saranno davvero le ultime?