Dare a qualcuno voce è un importante e valoroso gesto per sentirsi liberi e avere la possibilità di accarezzarsi, di emozionarsi e sorridere per tutte quelle volte in cui il silenzio è stato lacrima di dolore.
È quello a cui ha pensato il Centro Antiviolenza di Bitonto- Palo del Colle, “Le Rose di Atacama”, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
«Arrivare ad avere consapevolezza e senso di autonomia -ha raccontato, ieri nel corso di una diretta Facebook del centro antiviolenza, la responsabile dott.ssa Anna Coppola De Vanna- è un importante traguardo per le donne che intraprendono un percorso con noi, ma non solo. Raccontarsi è un modo per testimoniare la forza e la resilienza, per noi invece un modo per continuare a restarle vicino».
“Spiegarvelo a parole è difficile, ma è come se i miei respiri fossero puri. Mi sento leggera”, sono le parole tratte da una delle diverse storie di donne vittime di violenza lette e interpretate dall’attrice Marilena Piglionica. E si racchiude qui il più bel dono che una donna possa concedersi, la possibilità di sentirsi libera e di guardare al futuro, oltre l’orizzonte, oltre i limiti, la tristezza, le difficoltà, il silenzio, l’omertà, la violenza.
«Non è semplice concedersi questo dono -ha precisato la dott.ssa De Vanna-, giungere a questo traguardo per cui è una grande vittoria per loro perché permette di ricominciare e soprattutto di essere consapevoli di avere diritto alla bellezza, a cui si ispira il modo in cui operiamo nel centro antiviolenza cercando di trasmettere sempre positività e dare coraggio».
«Noi siamo quelle donne – è quello che ha voluto ricordare a tal proposito la dott.ssa Daniela Altomare, presidente della Cooperativa Zip.h di Bitonto, importante supporto del centro antiviolenza-. Le fragilità ci accomunano e saper di poter contare su qualcuno e soprattutto su se stessi è importante. E la violenza non deve essere l’unico motivo per riprendere in mano la propria vita, né in genere un marchio».
Sapere di avere dei centri antiviolenza come questo, dei punti di riferimento sul territorio è importante, soprattutto per «Una comunità che è stata ferita non solo dall’omicidio di Maria Grazia Cutrone, ma anche da altre forme di violenza fisica e psicologica -ha commentato il sindaco Michele Abbaticchio- che vengono quotidianamente esercitate tra le pareti domestiche, di lavoro o altrove. La pandemia ha inciso sulla solitudine e disagio sociale, ha aggravato la problematica, che tra l’altro presenta un altro punto di criticità nella comunicazione, in generale sia interpersonale che pubblica che per certi versi favorisce anche quel senso di omertà che purtroppo blocca tante vittime nel proseguire il percorso anti-violenza».
Il Coronavirus non avrà di certo fermato la violenza, purtroppo. Eppure anche nella negatività è possibile scovare un po’ di luce. Ed è questo quello che ha voluto sottolineare la dott.ssa De Vanna.
«Negli ultimi sei mesi noi abbiamo avuto il 75% degli accessi spontanei delle donne al centro antiviolenza e il 25% su segnalazione delle forze dell’ordine e dei servizi sociali. Questo mi riempie di gioia perché il nostro territorio nonostante le sue problematiche, non solo in merito alla violenza, ha spinto a un senso di consapevolezza e autonomia».
«Il dato statistico -ha concluso- implica una vittoria anche dal punto di vista culturale perché testimonia come le donne abbiano assunto un altro atteggiamento rispetto al solito, alla richiesta di semplice assistenzialismo o di interventi dell’amministrazione pubblica in termini di aiuti economici».