Un secolo di vita è sempre un traguardo luminoso per chi abbia la seconda ventura di tagliarlo. Se, poi, il festeggiato è un prete che ha sempre servito, con passione ed umiltà, la sua comunità, allora diventa un esempio vivente.
A firmare questa umana (e un po’ divina, data la missione) impresa è don Alberto Battaglia, storico parroco della Chiesa di San Luca, nel cuore del borgo antico – dove un tempo palpitava un oratorio che era porto di salvezza, mentre ora c’è il nulla – da quasi quarant’anni faro spirituale di Villa Giovanni XXIII. Nel cui arioso giardino, ieri pomeriggio, è stata celebrata una messa in suo onore dall’arcivescovo della diocesi di Bari Bitonto Giuseppe Satriano.
“È la nostra luce, la sentinella di Dio, la nostra linfa vitale – lo ha definito con affettuoso trasporto il direttore della struttura, il dottor Nicola Castro, intervenuto dopo il caloroso saluto del presidente, il giudice Amedeo Urbano -. È il simbolo di Cristo che va incontro ai deboli, facendosi concretamente loro servitore, negli anni difficili e non solo. Ha sofferto, certo, il periodo del lockdown, ma lo ha superato con grande dignità. Indimenticabile il suo volto illuminato di gioia quando è potuto tornare in cappella a pregare, testimonianza di fede viva“.
Lo stesso don Alberto simpaticamente confesserà di non aver letto con piacere il suo nome fra i deceduti, durante il periodo di clausura forzata, quando sfogliava i giornali.
Monsignor Satriano ha parlato del “dono della vita così lunga ad un sacerdote che, ispirato anche dal suo cognome, ha donato a sua volta vita all’esistenza di tanti fedeli“. “Non conta la quantità, ma la qualità della propria presenza quaggiù – ha sottolineato l’alto prelato-, inarrivabile è infatti una vita di qualità nel nome del Signore“.
Don Gianni Giusto, vicario pastorale di Bitonto-Palo del Colle, ha espresso la sua “gioia nel vedere questo confratello nel presbiterio giungere ad una tappa così straordinaria e soprattutto scorgere la sua fede essenziale e genuina. Nessuna traccia di invecchiamento interiore; nessun autocompiacimento vanaglorioso per il tanto bene compiuto ma solo la sincera consapevolezza che è la misericordia di Dio l’unica forza capace di salvare e di farci strumento della sua salvezza“.
Tanta emozione, quindi, ieri pomeriggio fra gli ospiti, gli operatori e i responsabili della Fondazione e della casa di riposo – “la sua Nazareth“, secondo una acuta osservazione di don Vito Piccinonna, rettore della Basilica dei Santi Medici -, che hanno augurato all’inossidabile don Alberto di spegnere altrettante candeline nel suo radioso futuro.