«Noi siamo soprattutto il nostro modo di vivere».
È quanto ribadito il 1° giugno dal professor Antonio Moschetta, intervenuto nella Sala degli Specchi di Palazzo Gentile in occasione della riproposizione della Giornata del Gonfalone, ricorrenza volta a ricordare il 27 maggio 1551, giorno in cui Bitonto si liberò dai vincoli feudali e divenne città del Regio Demanio. Moschetta ha ricevuto un encomio speciale per i suoi meriti e per la sua attività di ricerca in campo medico. A consegnarlo, il Circolo Unione, tramite il presidente Francesco Lucarelli che ha portato in dono un’opera dell’artista Angela Rapio. Iniziativa organizzata con il patrocinio del Comune di Bitonto.
Una serata all’insegna della scienza e della speranza. Moschetta ha ricordato quella che è stata una vera e propria rivoluzione della scienza medica degli ultimi decenni: il sequenziamento del genoma umano, annunciato nel 2003 da Renato Dulbecco.
«La speranza è che, in futuro, da un singolo prelievo, potremo capire di cosa ci ammaleremo» sottolinea Moschetta, evidenziando come quella scoperta è stata fondamentale perché ha posto le basi per i nuovi orientamenti della medicina odierna, volta sempre più alla personalizzazione della medicina. Per il ricercatore, infatti, a parità di genoma un ruolo fondamentale per la salute lo giocano gli stili di vita, specialmente l’alimentazione. A dimostrarlo, gli studi sui gemelli identici, persone diverse che hanno lo stesso genoma. Studi che la scienza ha fatto per dimostrare che tutto quel che non coincide tra i loro destini, le loro attitudini o le loro caratteristiche, può essere teoricamente attribuito all’influenza dell’ambiente e dell’alimentazione: «Due gemelli identici che, però, vivono in due parti diverse del mondo, avranno malattie diverse».
La seconda grande rivoluzione, per il professore, è rappresentata dagli studi sul microbiota (la popolazione di microrganismi che colonizza un determinato ambiente del corpo umano), in particolare quello intestinale, le cui alterazioni possono incrementare la possibilità di incorrere in malattie croniche come obesità, diabete o altre patologie intestinali.
Tra i dati più interessanti enunciati da Moschetta, l’aumento dei tumori al fegato, «un tempo rari ma, oggi, terzo tipo di tumore, per frequenza, tra gli over 65». Un aumento per cui spesso si punta il dito solamente sulle condizioni dell’ambiente circostante, come l’inquinamento. Fattore che, per Moschetta, incide senza dubbio: «Ma è necessario considerare anche il ruolo di quel che mangiamo».
«I nostri ritmi sono guidati dal cibo. Neanche dalla luce» aggiunge, invitando i presenti a non disertare gli inviti per effettuare visite di controllo e screening che la Regione Puglia invia: «Sentirsi bene non significa stare bene. Sono due cose diverse. Conoscere in anticipo i problemi è fondamentale per intervenire in tempo e aumentare le probabilità di cura. Ecco perché quando ci arrivano inviti ad effettuare gli screening, bisogna farli. Ad oggi risponde solo il 31%».
«Tornare indietro è sempre più possibile e, oggi, abbiamo molte possibilità di guarigione in più rispetto a 10 anni fa per alcune malattie come il tumore alla mammella, oggi molto più curabile» sottolinea, evidenziando la necessità si una ricerca indipendente in campo medico. Una ricerca che non abbia l’obiettivo di dimostrare necessariamente la validità di un assunto, ma che sia anche libera di ammettere errori: «Anni fa, una rivista medica statunitense mi premiò perché ammisi pubblicamente che una tesi su cui avevo lavorato precedentemente era sbagliata».
A concludere la serata, il sindaco Francesco Paolo Ricci, che manifesta la volontà di riproporre la Giornata del Gonfalone perché «è importante riconoscere i meriti di chi, come Moschetta, si distingue nel proprio campo».