Quasi un mese fa, abbiamo raccontato la storia di S., giovane disabile che, a causa degli strambi dislivelli del marciapiede dinanzi alla sua abitazione (un ex garage adattato a casa dignitosa), non può uscire e rientrare in sicurezza.
La ragazza chiedeva soltanto che le potessero sistemare la pendenza di quello scivolo in modo da rendere più tranquillo il suo passaggio.
Insomma, si trattava di vincere una barriera architettonica, visto che, poi, da un lato e dall’altro, i gradini risultavano molto alti e, quando sei su una sedia a rotelle, pure cinque centimetri sono una montagna insormontabile.
Dunque. Armata del nostro articolo, S. si è recata in comune per rendere ancora piu efficace la sua richiesta, ma le è stato risposto che via Monsignor Nuzzo Barba è una strada privata, quindi si rivolgesse ad altri.
Ora, nulla quaestio su questo dettaglio – anche se, sulla lapide che indica il nome della via, non c’è alcuna indicazione al riguardo e la presenza di due pali della pubblica illuminazione sembrano suggerire il contrario-, ma, a prescindere da tutto, non sarebbe stato meglio risolvere il problema e basta?
Non ci pare un lavoro così difficile da realizzare, in fondo basterebbero solo buonsenso e buona volontà…