In occasione del 25 aprile, Festa della Liberazione e della Resistenza, ospitiamo il ricordo di Vito Liso, partigiano deportato e pluridecorato, che fu molto attivo nell’obiettivo di mantenere viva la memoria della Resistenza e della lotta al fascismo.
Fu lui ad introdurre i lavori in quel 2 ottobre 1986, quando, nella Sala degli Specchi di Palazzo Gentile, si tenne il 10° congresso della sezione bitontina dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.
«Dopo aver ricordato chiesto un minuto di raccoglimento in memoria dei caduti di tutte le guerre, ha voluto mettere in giusto risalto le fulgide figure di alcuni partigiani bitontini» scrisse il “da Bitonto” di quel mese, raccontando la cronaca di quel congresso.
«In tempi così difficili e ardui, nei nostri animi afflitti può sempre trovare accoglienza la speranza di una rinascita, una resilienza e un rinnovato spirito di tolleranza che possono dare luogo ad una nuova umanità, immune da minacce ed errori del passato. Sembrano parole di un contesto molto attuale, ma va anche tenuto a mente che, in una prospettiva più ampia, gli stessi concetti fanno ancora parte dei valori fondativi della nostra Costituzione» ci scrive Graziella Liso che, con i seguenti versi, vuole rendere omaggio a suo padre e a chi, come lui, ha contribuito, con coraggio e sacrifici, alla costruzione della democrazia: «A mio Padre, Partigiano deportato e pluridecorato, ho dedicato dal profondo del cuore queste mie parole, per onorare il suo ricordo e la sua valorosa scelta di vita».
Aprile ‘45
Nel più duro degli
Inverni,
I tuoi vent’anni –
Immersi
Nella neve della dura prigionia –
forgiarono
Un mondo nuovo,
in attesa del
Ritorno a casa.
Al gelo bruciante
Di quelle notti
Temprasti le tue ossa,
Plasmasti uno stampo
che,
molto tempo dopo,
Inaspettatamente,
Miracolosamente,
Diede vita a me.
Non sapevo ancora,
Tenera minuscola fogliolina,
Da quale quercia
Imponente
Provenisse la mia linfa.
Oggi,
Dacché
Resistere
È anche per me
Pane quotidiano e
necessità vitale,
Comprendo meglio
La tua decisione,
La volontà e la fermezza,
La stessa forza che scorre in me
Quando vacillo
e ti chiedo
Aiuto
E dalle nevi di un paese
lontano
Mi giunge nelle ossa
La voce tenace
Di quell’ inverno
Coraggioso.
A mio Padre, Vito (1921-1998)
G. Liso