Un fantasma. A Bitonto il nome di Vincenzo Coviello, noto per aver “spiato” nei conti dei correntisti, famosi e non, di Intesa Sanpaolo, non dice nulla a nessuno. Molti non riescono ad associare un volto al nome, e appena chiediamo di lui, la risposta è: “Hai una foto?”. Gli unici che ricordano bene il suo viso sono i titolari dei pochi luoghi che frequentava abitualmente nel centro città: la cartolibreria sul corso, a due passi dal suo studio in via Lamarmora, il bar-gelateria dove prendeva il caffè e comprava il gelato la domenica per la famiglia, e il calzolaio sotto casa, dove si recava per piccoli aggiustamenti alle scarpe, in linea con gli abiti da indossare per le passeggiate o l’ufficio. Chi lo conosce, concorda: «Una persona per bene, integerrima, educata». «Da ragazzi abbiamo frequentato la stessa scuola superiore, il “Tommaso Fiore” di Modugno, corso E – racconta una sua ex compagna di liceo –. Già da giovane era molto rigoroso, una persona di sani valori, proveniente da una famiglia umile: suo padre era sarto. Non ricordo di avergli mai sentito dire una parolaccia. Dopo il diploma ci siamo persi di vista. Si laureò e iniziò subito a lavorare in banca, nel 2000; due anni dopo si sposò e poi, a distanza di 4-5 anni, ebbe due figli. Ci siamo incontrati qualche volta per strada, poche chiacchiere e niente di più: era sempre impeccabile, con abito e cravatta». Pochi gli svaghi che si concedeva. «Abbiamo giocato a pallone da ragazzini e, ora, qualche volta, si fermava qui per il caffè – dice Giuseppe, titolare del bar –. La domenica prendeva un po’ di gelato da portare a casa, ma niente chiacchiere di troppo. Era persino schivo». Nessuna confidenza neanche dall’edicola di fiducia sul corso, a pochi passi dall’ufficio: «Sapevamo che lavorava in banca, a volte l’abbiamo sentito parlare al telefono – dice Caterina, la titolare –. Veniva sempre alle 7:45, tutte le mattine: era un momento di punta per noi. Prendeva “Il Sole 24 Ore” e il “Corriere della Sera” e se ne andava. Una persona educatissima, distinta, mai avrei sospettato una cosa del genere, sono rimasta senza parole: l’ho visto qui l’ultima volta ieri (il 10 ottobre, ndr)». Nella stessa strada, cuore della vita politica cittadina, si trovano il Comune e diverse sedi di partito, di ogni schieramento: «Non risulta iscritto a nessuno dei nostri circoli, non l’abbiamo mai visto frequentare ambienti politici, né di sinistra né di destra, né altro. Non ha mai partecipato alla vita pubblica. Non lo abbiamo mai incontrato in manifestazioni o eventi, nemmeno culturali. Stamattina, quando mi hanno detto chi fosse, non riuscivo ad associare un volto al nome. Mi hanno poi parlato della sua famiglia: persone per bene, lavoratori, che conducono una vita normale, morigerata. Non capiamo come sia potuto succedere». Da palazzo di città, “no comment” dal sindaco, che pare lo conosca solo di vista. «Non ci diamo pace – dicono alcuni clienti del suo studio commercialista –. Era una persona stimata, non gli mancava nulla. Forse voleva vendere i dati sul dark web? Che senso ha sapere cosa fa un politico?». Tantissimi i bitontini “spiati” da Coviello. «Non mi spiego cosa volesse dal mio conto – aggiunge una correntista, che ha saputo dai giornali della violazione –. Faccio una vita normale, ho uno stipendio statale. So solo che è il commercialista di mio padre, e niente di più. Se lo incontrassi per strada, non saprei nemmeno riconoscerlo».