Questa la dichiarazione sulla vicenda
della chiusura del Tribunale di Bitonto, rilasciata a margine dell’incontro di
ieri a Roma con il Sottosegretario alla Giustizia, on. Giuseppe Berretta, dalla delegazione bitontina guidata dal sindaco Michele Abbaticchio e composta
dal consigliere comunale Luigi Febbrilee dagli avvocati Michele Calamita e
Emanuele Dimundo, in rappresentanza dell’Associazione degli avvocati di
Bitonto, Giovinazzo e Palo del Colle.
Questa mattina, intanto, al Tribunale
Amministrativo Regionale per la Puglia è prevista la Camera di Consiglio
relativa al ricorso contro il decreto ministeriale 8 agosto 2013, nella parte
che comporta la chiusura della Sezione distaccata di Bitonto a partire dal 13
settembre 2013.
Il 29 agosto 2013 il Tar aveva
disposto la sospensione “inaudita altera
parte” dell’efficacia del decreto, accogliendo l’istanza cautelare relativa
al ricorso, che Comune di Bitonto e Associazione degli Avvocati di Bitonto
hanno presentato per scongiurare la soppressione della locale Sezione
distaccata del Tribunale di Bari e il conseguente accorpamento alla Sezione
distaccata di Modugno.
Intanto, il Consiglio regionale
pugliese ha dato il disco verde alla richiesta di referendum per l’abrogazione del
d.lgs. 155/2012, che prevede la soppressione di tutte le 220 sedi distaccate
dei Tribunali. A favore hanno votato 49 consiglieri, a cui si è aggiunto un
voto contrario e un astenuto.
“Il pronunciamento delle assemblee
regionali non vuole alzare un muro contro la politica di contenimento dei costi
pubblici in materia, ma sollecita – ha spiegato il presidente del Consiglio regionale, Onofrio Introna – una moratoria, per una riflessione
dell’incidenza dei tagli nel corpo della giustizia italiana”.
Con il pronunciamento dell’Assemblea legislativa pugliese si chiede al governo
di “valutare, sede per sede, arrivando a
definire una decisione governativa consapevole e coerente con gli obiettivi di
risparmio che si prefigge. Quello del Consiglio pugliese non è un no cocciuto
alla riforma”. “Siamo pronti – continua Introna – a dire sì, purché la ridistribuzione delle sedi sul territorio risulti
meditata, organica e basata sulla valutazione di un quadro costi benefici che
non contrasti col funzionamento della giustizia, ma conduca ad un effettivo
miglioramento. Ritardare ulteriormente la durata dei giudizi in sede civile,
rischia di tradursi in un deficit di giustizia inaccettabile in una democrazia
evoluta. E c’è anche da considerare i disagi degli operatori e dei cittadini”.
Quello della Puglia è il quarto “si” al referendum, dopo quello di Abruzzo,
Campania e Calabria, e arriva dopo che lunedì la commissione regionale Affari
Istituzionali aveva bocciato il provvedimento.