Quando Pasquale è arrivato trafelato laggiù, nel
Fossato del Torrione, ha visto quell’uomo robusto esanime e ha capito che la situazione era drammatica.
Un rivolo di sangue,
inequivocabile segno di terribilità, scendeva dietro l’orecchio di quel corpo immoto.
Steso fra quelle piccole pietre – così piccole da
ricordare i granelli di sabbia di una clessidra, che inesorabilmente qualcuno
aveva girato –, l’uomo stava a braccia spalancate come uno che non avesse
ancora finito di volare.
Piazza Cavour s’è gremita di curiosi, che presto si
sono accorati nel vedere quel dramma che si consumava sotto i loro occhi.
Ma cos’era successo?
Un tragico gioco o una puerile
scommessa con gli amici, chissà, intorno alla mezzanotte, magari con la
complicità dell’ebbrezza alcolica, aveva portato lo sventurato a scavalcare la
ringhiera e a lanciarsi giù in quella gola tremenda.
Si trattava d’uno degli operai della ditta Modugno di
Capua, che ha lavorato alla restaurazione del Torrione angioino e ora è
impegnata a rimettere in sesto la Chiesa di san Gaetano.
Gli operatori del 118 – splendidi, eroici nemici della morte – sono giunti tempestivamente, una
pattuglia dei Carabinieri immediatamente ha bloccato il traffico tra le piazze
per permettere il soccorso da parte dei Vigili del Fuoco.
Medici e infermieri si sono ritrovati a fronteggiare
ben due arresti cardiaci. Mani frementi premevano sul petto dell’immenso corpo
disanimato.
Poi, le difficili operazioni d’imbracatura per portare
sopra il lavoratore.
La folla, frattanto, era muta in un silenzio attonito e
sofferto. Qualcuno con lo sguardo perduto nel vuoto pregava affinché quell’uomo
tornasse a respirare, a muoversi, a sorridere…
Il vento, tutto ad un tratto, ha preso a sferzare
rabbioso la città, rendendo le gocce di pioggia puntute lame di ghiaccio.
Già, anche il cielo s’è messo a piangere lacrime
furenti.
Con la forza disperata di chi inconsciamente ama, un
giovane, aiutato da altri collaboratori, ha sollevato con incredibile energia la
corpulenta sagoma, che saliva piano lungo la parete del fossato.
Il cuore dell’operaio, forse stanco, s’andava
spegnendo.
La corsa dell’ambulanza a sirene spiegate verso il
Policlinico nella notte da tregenda manteneva accese flebili speranze di vita.
Ma Raffaele Merolla, 46 anni, nativo di Caserta, non ce l’ha fatta e si è spento davanti al personale del 118 nella stessa ambulanza poco prima di arrivare a Bari. Troppo gravi le ferite riportate, inutili i tentativi di rianimarlo, nonostante fosse sopravvissuto al primo arresto cardiaco all’interno del Fossato.