Questa è la storia di un uomo che ha
semplicemente fatto il suo dovere. Che non si è fatto vincere dall’omertà,
dalla paura, dalla sindrome di girare la testa dall’altra parte, preferendo
quello che è più giusto fare. Quello che si deve fare.
Perché Antonio, un signore non più tanto giovanotto ma ancora sapiente e
sagace, ha chiamato le forze dell’ordine quando si è accorto che a due passi
dalla sua abitazione, in via Perrese, si accingevano a rubare un’auto.
E non
solo ha evitato che questo accadesse, ma ha permesso che i “topini” finissero
tra le braccia di polizia e carabinieri.
I fatti.
Martedì sera, ore 22.30. In via Perrese,
arteria centralissima della città, sembra essere tutto tranquillo.
In realtà,
però, non è così, e Antonio parte da qui, raccontando tutto in esclusiva al
“daBITONTO”.
«Mi trovavo per caso sul terrazzo
quando mi sono accorto che una Panda verde si ferma all’angolo con via
Leopardi. Scendono due ragazzi che si avvicinano a una utilitaria nera lì
parcheggiata e fanno qualcosa, ma non so cosa. Poi risalgono velocemente e
vanno via».
«Esattamente due minuti dopo – prosegue Antonio – la Panda torna, si ferma sempre a quell’angolo
per qualche secondo, ma riprende la sua corsa».
Segnali inequivocabili.
Il nostro capisce che qualcosa non va.
E così è.
«Dopo 5 minuti, la Panda si
riaffaccia. Questa volta, però, si ferma all’angolo opposto, quello con via
Cioffrese. Due ragazzi scendono e si avvicinano all’utilitaria nera. La
circondano, la guardano, si controllano attorno, un paio di volte si stendono
per terra per controllare cosa ci fosse sotto l’utilitaria. È evidente, insomma
– dice Antonio – che la macchina era stata puntata, ma per fortuna i
ladri sembravano essere un po’ impacciati, impauriti e forse inesperti perché agivano troppo
lentamente. In effetti, desistono anche questa volta, risalgono a bordo della
Panda che nel frattempo li ha raggiunti e si dileguano».
Ed è in questi istanti che il nostro
interlocutore prende coraggio e cornetta e chiama il 113. «Decido di
chiamare la polizia – conferma – e racconto loro quello che era
successo. Ma dal centralino mi dicono che non possono intervenire perché
l’unico mezzo che hanno è impegnato in un altro furto d’auto. Mi promettono,
però, che avrebbero allertato i Carabinieri. Io in realtà non ci credo, e penso
che la mia segnalazione andrà nel vuoto».
Così, però, non accade, perché 10 minuti
dopo una pattuglia del 112 si affaccia da queste parti. «Controlla la
situazione per un paio di volte, ma si dilegua». Chi si riaffaccia, invece,
è la Panda, che torna minacciosamente a girare e a presenziare.
«Io allora riesco a prendere il suo numero
di targa, e chiamo i carabinieri, spiegandoli nuovamente la situazione e
consegnando loro il numero», ricorda Antonio, che pensa che questa volta può essere quella
buona.
In realtà, però, succede sempre una sorta di ping pong tra la Panda, che
non molla la presa, e i militari, che tornano in via Perrese, controllano la situazione. Ma non si incontrano mai.
La svolta, però, arriva. Ed è positiva. «Arriva
anche la polizia che, dopo un giro di perlustrazione, decide di fermarsi
praticamente a centro strada, sempre in via Perrese. Uno dei due poliziotti
scende, e proprio in quel frangente la Panda, proveniente da via Cioffrese, si
riaffaccia trovandosi dinanzi a loro le forze dell’ordine».
Per i “topini” la corsa finisce qui, e con
essa il tentativo di prelevare indebitamente l’utilitaria. «La polizia
riconosce la macchina e la targa. Invita il conducente ad accostarsi chiedendoli
patente, libretto ed effetti personali. Il giovane, ovviamente, in rigoroso
dialetto, risponde di non avere niente addosso. Poi, in quel mentre, arrivano
anche i carabinieri».
Il racconto di Antonio finisce qui perché,
alle 23.30, è giunta l’ora di lasciare definitivamente il terrazzo per
rientrare in casa.
Non gli interessava capire le sorti di
quei “sfortunati” ladri di autovetture anche perché, d’altronde, aveva già
fatto a pieno il suo dovere.